Forse nemmeno Conte e i 5Stelle si rendono conto di quanti piedi Conte e i 5Stelle han pestato in questi quattro anni, dal trionfo elettorale del 2018 al blocco stradale imposto a Draghi sulla via del Quirinale. Ma il sistema di potere che da sempre comanda l’Italia col pilota automatico s’incarica ogni giorno di rammentarlo, a loro e a noi. Basta unire i puntini di quel che accade. Non è un complotto: è un moto spontaneo di annusamenti, conformismi e riflessi condizionati che da un anno tende disperatamente a riportare il disordine all’ordine, alla restaurazione dello status quo ante, chiudendo violentemente la stagione del cambiamento inaugurata dal voto “sbagliato” degli italiani e vomitando come corpi estranei i non allineati. Persino l’ipotesi che una figura di establishment come l’ambasciatrice Belloni salisse al Colle senza il permesso del “mondo di sopra” e col sostegno degli outsider Conte, Salvini e Meloni, è stata respinta con orrore dai chierichetti del sistema, che hanno imposto l’ennesima mummificazione da museo delle cere.
Subito dopo è scattata l’Operazione Rivergination per trasformare in vincitori gli sconfitti, seguita dalla rappresaglia contro chi aveva osato pensare a una donna non ottuagenaria, anziché ai soliti sarcofagi. Poi la notizia di una “perquisizione della Finanza in casa Conte”, mai avvenuta (era un’acquisizione di atti avvenuta a novembre in un’indagine senza indagati, per recuperare parcelle di oltre 100 incarichi svolti da Conte nel 2012 per il concordato preventivo Acqua Marcia e introvabili presso la società e il tribunale). E infine l’ordinanza cautelare del Tribunale civile di Napoli che, per la prima volta nella storia, congela il leader del partito di maggioranza relativa, plebiscitato dal 92% degli iscritti votanti, perché ben tre neoiscritti lamentavano l’esclusione dal voto di chi aveva aderito da meno di sei mesi (come da regolamento del 2018 sempre seguito dal M5S e ignorato dall’ordinanza). Il tutto senza motivare l’urgenza di un provvedimento emesso da un tribunale di dubbia competenza (che c’entra Napoli con fatti accaduti a Roma?), che ribalta l’opposta decisione cautelare già assunta dallo stesso tribunale e si affretta ad anticipare il giudizio di merito previsto tra soli 20 giorni. Se fosse toccato a un altro partito (ipotesi improbabilissima), i media sarebbero pieni di “giustizia a orologeria”, “supplenza e invasione di campo dei magistrati nella politica” e le altre fesserie che seguono ogni azione giudiziaria sui politici: di solito quando i politici commettono reati, non quando seguono le proprie regole per eleggere un capo sgradito al sistema. Se fosse una prova di forza, ci sarebbe da aver paura. Ma sembra tanto una prova di debolezza.
Sorgente: Il Mondo di Sopra – Il Fatto Quotidiano
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Domanda ma noi cittadini piccoli e a volte ignoranti nella lingua politichese come difenderci non andando a dare il voto no gridando nelle strade no cosa fare