Finché c’è guerra… – Il Fatto Quotidiano

La scena è questa. Il presidente ucraino Zelensky, braccato dai russi sotto le bombe a Kiev, chiama Palazzo Chigi chiedendo del premier italiano e si sente rispondere dal consigliere diplomatico: “Prenda un appuntamento telefonico”. Poi, con calma, il premier richiama Zelensky senza riuscire a parlargli. E corre in Parlamento a commuoversi, glissando sulla prima parte della storia: “Zelensky mi ha cercato stamattina, avevamo stabilito una telefonata alle 9.30, ma a quell’ora non era più disponibile, è nascosto a Kiev da qualche parte”. A Zelensky, già furioso per i pigolii italioti sulle sanzioni, girano i santissimi che producono un tweet drammatico e sferzante: “Oggi, alle 10.30, ci sono stati pesanti combattimenti e sono morte delle persone. La prossima volta cercherò di spostare il programma di guerra per parlare con Mario Draghi in un momento specifico: nel frattempo l’Ucraina continua a lottare”. Ora sostituite “Mario Draghi” col nome e il cognome di un altro premier (uno a caso) e immaginate lo sdegno unanime misto a shignazzi di tg, talk, giornali e politici assortiti. Invece Draghi è come Dash: lava più bianco. Nessun titolo o commento indignato, anzi trovare la notizia completa è impossibile (fuorché su Dagospia). Rep la nasconde in una micro-brevina a pag. 14 senza la prima parte: “Zelensky ‘punge’ Draghi”. Anzi, “punzecchia” (Domani). Ma è solo un “malinteso” (Giornale). Anzi, per il Corriere è colpa del presidente ucraino che “fraintende le parole del premier”. E vabbè, dai, sarà rincoglionito dalle bombe.

q

Nessuno di quanti dipingevano Draghi come il nuovo capo dell’Europa al posto della Merkel spiega come mai il fu SuperMario s’è ridotto a bonsai e prende sberle da tutti: dai russi, dagli ucraini e persino dagli amici inglesi e americani che non lo riconoscono più. E nessuno gli ricorda, a proposito dei “giorni più bui dell’Europa” nel dopoguerra, che una guerra l’Europa l’ha già vissuta nel 1999 nell’ex Jugoslavia, e per mano della Nato. Del popolo ucraino non frega niente a nessuno: tutti usano la guerra per le proprie guerricciole domestiche. Biden ha ripetuto ossessivamente per tre mesi che la guerra era decisa quando non lo era ancora, per provocarla, far dimenticare l’ignominiosa débâcle afghana e tentare di salvarsi alle elezioni di medio termine. Macron ha le Presidenziali. E i nostri provincialotti giocano alla guerra per sistemare i loro campi larghi e le loro maggioranze Ursula. Infatti mettono Putin in conto a M5S, Meloni e Salvini senza dire una parola sul suo compare B., che per 20 anni ha detto e fatto per lui ciò che nessun altro ha mai fatto o detto in tutto il resto del mondo. Miserabili pagliacci.

Sorgente: Finché c’è guerra… – Il Fatto Quotidiano

Hits: 0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*