Presentat’arm! – Il Fatto Quotidiano

Inconsolabile perché c’è almeno un leader contrario al riarmo, quello del partito di maggioranza relativa nato il giorno di San Francesco del 2009, Paolo Mieli lacrima sulla “nostra commedia” di rammolliti e panciafichisti, insensibili al presentat’arm! di Joe Biden e di altri virili commander in chief che non riescono a deglutire un boccone di pizza. Come sarebbe che non troviamo “una dozzina di miliardi” l’anno sull’unghia da devolvere ai fabbricanti d’armi più bisognosi, inclusi quelli che fanno pure gli editori? Ma che pezzenti siamo? E “gli adempimenti dettati dall’appartenenza all’Alleanza Atlantica”? In effetti la “nostra commedia” è sempre bruttina, ma il capocomico rischia di essere Mieli. In coppia con Stefano Folli, il quale auspica su Rep che “Draghi decida di liberarsi di un segmento dei 5S”, cioè l’intero Movimento, visto che purtroppo anche al secondo giro gli iscritti hanno plebiscitato Conte al 94% e non sanno più come dire che il capo è lui. Magari: si tornerebbe finalmente a rispettare gli elettori, che l’ultima volta premiarono il movimento più pacifista, multilaterale, ambientalista e legalitario anziché i soliti bellicisti, unilaterali, inquinatori e inquisiti. Mieli sostiene che il M5S dovrebbe ingoiare quei 12 miliardi l’anno in spese militari (che poi sono 13-14) perché c’è un impegno con la Nato “preso dall’Italia otto anni fa”. E non s’accorge di essersi già risposto da sé: il mondo è cambiato e ancora sta cambiando; si parla di esercito europeo (che costerebbe ai governi Ue meno e non più delle truppe nazionali); la Nato è un’alleanza in cui si può discutere (o no?); e proprio il trascorrere di 8 anni senza che accadesse nulla (da noi e dagli altri Paesi Nato) dimostra che non c’è alcuna urgenza di buttare tutti quei miliardi nelle armi in piena crisi sociale, energetica, pandemica ed economica, con le bollette alle stelle e la crescita zero.

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L’argomento ad cazzum fa il paio con quello agitato da altri squinternati: Conte non può dire no ai 13-14 miliardi annui in armi perché nel suo triennio da premier la spesa militare salì di 3,4 (1,1 l’anno). Come se quel ritocchino fisiologico fosse paragonabile all’intenzione – “da pazzi”, per il Papa e non solo – di gettare metà della prossima manovra in armi anziché in investimenti per l’energia green, il lavoro, chi non ce l’ha e chi non ce la fa. Mieli, bontà sua, riconosce di avere sbagliato a spingere Draghi al Colle, ma per dire che col premier non si può nemmeno discutere, causa guerra. Altro argomento ad cazzum: 13 mesi fa, tra gli applausi dei capocomici, fu rovesciato il Conte-2 in piena pandemia, scrittura del Pnrr e campagna vaccinale: tutte urgenze che competevano al governo, diversamente dall’Ucraina, dove Draghi conta un po’ meno di un ficus benjamin.

Sorgente: Presentat’arm! – Il Fatto Quotidiano

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