Dunque Draghi, che non rappresenta un solo elettore, non degna neppure di una risposta gli appelli di Conte, leader del partito di maggioranza relativa, e di Bersani, padre nobile di LeU, perché riferisca alle Camere la linea dell’Italia sulla guerra in Ucraina prima di riferirla a Biden. La sua unica replica è una velina del suo ufficio stampa ai giornali amici (tutti tranne un paio): “I tempi sono stretti; la richiesta di Conte è del tutto isolata” (Bersani non esiste); e il Parlamento ha già delegato in bianco il governo a inviare tutte le armi che vuole all’Ucraina sino a fine anno. Tutte balle. I tempi sono stretti oggi, vigilia del viaggio a Washington, ma non lo erano una settimana fa quando la richiesta fu avanzata e comunque nulla vieta di riunire le Camere di domenica (a parte i suoi riposini a Città della Pieve). Quanto alla richiesta “isolata”, a giudicare dagl’italiani contrari all’escalation bellica e in attesa da due mesi di una parola sulla nostra cobelligeranza, è molto più isolato Draghi di Conte. In ogni caso, anche se nessuno glielo chiedesse, sarebbe preciso dovere del premier informare il Parlamento non sulle armi a Kiev, ma su cosa vuole l’Italia (guerra alla Russia? caduta di Putin? conflitto decennale? negoziati con compromessi sul Donbass?) prima e non dopo la visita a Biden. Fino a prova contraria e a nuova Costituzione, la politica del governo italiano la decide il Parlamento italiano, non la Casa Bianca.
È comprensibile che Draghi ce l’abbia con Conte perché gli ha infranto il sogno del Quirinale e con il mondo intero perché quando parla al Parlamento europeo viene accolto festosamente dalle sedie. Ma dovrà farsene una ragione. È anche comprensibile che non sappia cosa dire prima di ricevere i nuovi ordini da Biden: ma potrebbe farseli anticipare al telefono e salvare almeno le apparenze, partendo per gli Usa con uno straccio di mandato parlamentare. Invece vuole affermare, con un’arroganza pari solo all’analfabetismo istituzionale, che a Roma comanda Washington. Ergo Palazzo Madama può tranquillamente diventare un parcheggio multipiano e Montecitorio un cinema multisala. Alla stampa di regime va bene così, infatti è piena d’indiscrezioni su “cosa si attende l’amministrazione Biden dal governo italiano” e sull’“agenda di Biden per il viaggio di Draghi” (Repubblica): la consueta postura a 90 gradi. In pieno lockdown, bastava che Conte tardasse 20 minuti in sala stampa per gridare alla svolta autoritaria. Oggi, in piena guerra mondiale, chiedere a Draghi di riferire in Parlamento è lesa maestà. In mancanza del portalettere, non resta che convocare in Parlamento direttamente il mittente Biden, magari in teleconferenza come Zelensky. Magari lui qualcosa ce lo dice.
Un articolo che corrisponde perfettamente al mio pensiero nel merito
Grande Travaglio come sempre