Nel 2016, quando l’Innominabile doveva vincere il referendum sennò lasciava la politica, i media di regime e Confindustria spiegavano che l’Italia, se non passava il Sì, era spacciata: miseria, disoccupazione, debito, spread, cavallette, tsunami, alieni. Poi vinse il No e le cose andarono subito molto meglio, a parte il fatto che l’Innominabile restò in politica. Ma mollò almeno il governo e si scoprì che eravamo spacciati perché (e finché) c’era lui. Ora che forse perdiamo Draghi, torna la lista delle sventure prossime venture. Giggino ’a Pultrona ha scovato ben 19 piaghe d’Egitto, messe in italiano dal suo scriba Di Nicola: “Non raggiungeremo gli obiettivi del Pnrr da 20 miliardi” (balle: Draghi può decretare sul tema da dimissionario) e “addio salario minimo, taglio del cuneo, misure contro il caro bollette, benzina e gas, rifinanziamento del Superbonus” (uffa, proprio ora che Draghi voleva fare in un giorno ciò che aveva rifiutato di fare in 17 mesi!). Niente più “battaglia in Ue sul tetto del gas” (già respinto dalla Ue, che non è nata con Draghi e potrebbe financo sopravvivergli); “saliranno i mutui per le case”; e “il favore di Conte a Putin è evidente”. Anche perché, giura la vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk, “con Draghi vinceremo la guerra” (deve averle promesso di arruolarsi nell’Azov come foreign fighter).
Tutto ciò accresce la nostra sgomenta incredulità: non per Conte, noto manigoldo, ma per Draghi. Ma come: il Migliore, devoto soltanto al nostro Bene, mai sfiduciato da alcuno, anzi munito anche senza M5S di una maggioranza schiacciante alla Camera (70%) e al Senato (65), si dimette per un capriccetto favorendo Putin e facendo sparire Ucraina, Ue, Pil, Pnrr, gas, benzina, mutui casa e tutto il bendidio di cui sopra. Di Maio rammenta che, senza di Lui, “la siccità sarà un problema per imprese e agricoltori”. Poco importa se è una delle tante disgrazie arrivate con Draghi: basta lasciar lì Rain Man e, a un suo cenno, piove di sicuro. La sua autocaduta allarma anche l’Agis, che implora “le forze politiche di consentire al Presidente Draghi di proseguire”): sennò chiudono tutti i cinema e i teatri. E pure gli ospedali. Sentite gli “eroi del Covid”: “Non vanificate i nostri sforzi” (Stampa), come se non ci avesse già pensato Draghi. Confindustria teme debito e spread: con Draghi il primo è salito e il secondo quasi triplicato (da 90 a 250); ma dategli altri sette mesi (di più è impossibile, salvo abolire le elezioni) e li azzera. Qualcuno insinuerà che l’apocalisse sia già fra noi: non perché Draghi s’è dimesso, ma perché è rimasto lì 17 mesi senza far nulla. E che si sia dimesso proprio perché l’ha capito. Ma la verità non la sapremo mai: domani, se non si dimette da dimissionario, scatta la fine del mondo.
Sorgente: Le piaghe di Mario – Il Fatto Quotidiano
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