Di Battista: “Grillo ancora padre padrone. Non mi fido e sotto di lui non ci sto. Conte galantuomo, ma non ci sono le condizioni per candidarmi” – Il Fatto Quotidiano

“Non ritengo ci siano le condizioni per una mia candidatura alle prossime elezioni politiche”. L’ex deputato M5s Alessandro Di Battista ha registrato un video per spiegare la decisione di non autocandidarsi alle parlamentarie del Movimento 5 stelle. Una scelta che ha valuto fino all’ultimo, sollecitato anche da una parte di ex 5 stelle che stanno […]

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Sogno di mezza estate – Il Fatto Quotidiano

Questo è un articolo di fantapolitica, ma solo perché la politica è nelle mani che sappiamo. Riavvolgiamo il nastro. Da quando Conte blocca il patto scellerato di Draghi, Guerini e Di Maio con la Nato per portare la spesa militare al 2% del Pil (+15 miliardi l’anno) e chiede al governo di coinvolgere il Parlamento su nuove armi a Kiev, il premier, Baioletta e gli altri camerieri di Biden decidono di far fuori i 5Stelle. Il casus belli per rompere lo fabbricano Palazzo Chigi e il Pd, infilando nel dl Aiuti l’inceneritore di Roma e una norma peggiorativa del Reddito, bloccando ancora lo sblocco dei crediti per il Superbonus e ponendovi pure la fiducia, che il M5S non può votare. Per soprammercato, il Pd benedice la scissione di DiMaio&C. con la promessa di collegi sicuri. Alla Camera il M5S non vota il dl e dice sì alla fiducia. In Senato non partecipa al voto congiunto. Draghi, pur fiduciato dal 70% del Parlamento, si dimette per additare Conte al pubblico ludibrio. Ma Mattarella, visti i numeri, lo rinvia alle Camere. E lì Conte assicura la fiducia se Draghi risponderà su nove punti di “agenda sociale” per attutire il tonfo dell’autunno caldo. Draghi, che da sei mesi cerca pretesti per andarsene, prende a calci il M5S e pure la Lega. Missione compiuta: fiducia solo da Pd, Leu e centristi, mentre centrodestra e M5S non votano.

Draghi tutto contento si dimette, mentre Pd e giornaloni raccontano la favola dei 5Stelle irresponsabili che rovesciano il governo per fare un favore a Putin e Meloni (come se a marzo non si votasse comunque). Letta agita una fantomatica Agenda Draghi, ignota pure a Draghi, e ne fa l’Arca dell’Alleanza con Calenda e gli altri cultori del misterioso incunabolo. Senza spiegare perché inviti all’ammucchiata Fratoianni (55 sfiducie a Draghi) e non il M5S (53 fiducie e 2 non fiducie) o Renzi (55 fiducie). Cinque giorni dopo le pubblicazioni matrimoniali, sorpresa: l’affidabile Calenda molla Letta sull’altare. Una catastrofe senza precedenti, se è vero che – come giuravano i promessi sposi fino a tre giorni fa – l’Italia rischia di finire in Ungheria, anzi in Russia, anzi nel fascismo e senza più Costituzione. E ora la fantapolitica. Letta e i vicedisastri Franceschini, Guerini&C., come Diaz dopo Caporetto, si dimettono. E nominano reggente del Pd l’unico leader che ancora scaldi il cuore del fu elettorato di sinistra: Bersani. Il quale consegna l’Agenda Draghi al cartolaio sotto casa, si scusa per le calunnie del Pd al M5S, chiama Conte, scrive con lui 10 punti di programma sociale in politica interna e multilaterale in politica estera e costruisce un’alleanza progressista che riprenda il discorso interrotto col governo Conte 2, per provare a vincere le elezioni, o almeno a perderle con onore.

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Giuseppe Conte: “Letta inizia a rinnegare agenda Draghi, evidentemente ha visto qualche sondaggio. Ne vedremo delle belle” – Il Fatto Quotidiano

“Fino a qualche giorno fa Letta portava avanti la cosiddetta “agenda Draghi“, addirittura parlando di un fantomatico “metodo Draghi” e costruendo l’alleanza con Calenda su questo. Ora sta ritrattando, inizia a rinnegare l’agenda Draghi perché evidentemente ha visto qualche sondaggio andare male. Ne vedremo delle belle”. Così Giuseppe Conte sui social.

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