I sondaggi spesso sbagliano, ma la tendenza di solito l’azzeccano. Quello dell’Izi per il Fatto sulla Lombardia dà il leghista Fontana al 45,2%, il pidino Majorino al 29,8, la Moratti (Azione-Iv) al 13 e il candidato (ancora da decidere) del M5S all’11. E rivela quattro elementi tutt’altro che scontati. 1) Fontana non lo votano neppure tutti gli elettori di destra, che alle Politiche di due mesi fa in Lombardia superavano il 50%. 2) Majorino, malgrado il Pd abbia perso oltre 2 punti in due mesi anche in Lombardia (dal 19.1 al 16.8), ha quasi 3 punti in più del 27,1 totalizzato il 25 settembre da Pd, rossoverdi e +Europa. 3) I 5Stelle, anche nell’ostilissima Lombardia, crescono di 2 punti come lista (dal 7,3 delle Politiche al 9,3) e di 4 col loro candidato ancora ignoto (sopra l’11). 4) La Moratti come “unica possibilità di battere la destra” esiste solo nel regno dell’irrealtà dei giornaloni: infatti è terza, 16 punti sotto Majorino, 32 sotto Fontana e appena 2 sopra il Mister X grillino, che la tallona senza che si sappia neppure chi è. Eppure la Sciura è l’unica già in piena campagna elettorale, con interviste su tutti i giornaloni e nei talk, più gli endorsement di De Benedetti, Sala, salotti, terrazze, Corriere, Rep ecc. Un spiegamento di forze che, col suo presunto prestigio personale, vale un misero 3%: alle Politiche in Lombardia, Calenda e Renzi han preso il 10 e lei è al 13.
Ora tutti quelli che la accreditavano come la gallina dalle uova d’oro anti-destra dovrebbero avere la decenza di ritirarla: se il loro scopo era battere la destra a qualunque costo, anche di sciropparsi una portabandiera della destra, dovrebbero prendere atto del fatto che la Moratti vuol dire cappotto della destra: anche se il Pd la appoggiasse, non arriverebbe al 30%. Naturalmente Calenda e Renzi non la pensioneranno mai: preferiscono perdere da soli che vincere in compagnia. Idem +Europa, che ha già detto “mai col M5S”. Quindi l’unica strada per scongiurare la catastrofe di altri cinque anni di Fontana è che Pd, M5S e rossoverdi si uniscano anziché perdere, anzi straperdere divisi. Può darsi che la soluzione ideale sia Majorino, ma il Pd ha scelto il metodo peggiore, lo stesso di Calenda: sparare un nome, intimare agli altri di appoggiarlo a scatola chiusa e additare chi non ci sta come complice della destra. La via maestra per un’intesa competitiva è che Letta inviti Conte a un incontro coi rispettivi rappresentanti lombardi, Conte non si sottragga, decidano insieme se Majorino è il nome migliore o c’è qualcun altro con più chance, mettano giù un programma chiaro, sintetico e credibile (l’opposto di ciò che han fatto Fontana&Moratti) e poi lo sostengano ventre a terra. I capponi di Renzo, a furia di beccarsi, finiscono sempre nella pentola di Azzeccagarbugli.
Sorgente: Letizia chi? – Il Fatto Quotidiano