Il sinistro della Giustizia – Il Fatto Quotidiano

Non vogliamo credere a un amico avvocato, secondo il quale il pm Carlo Nordio era simpaticamente noto negli ambienti giudiziari veneziani come “el Mona”. Ma sappiamo che è molto spiritoso. Infatti le sue “riforme” fanno scompisciare dal ridere. Come l’idea di sostituire le intercettazioni autorizzate dai giudici in base a precisi elementi di reato, tutte tracciabili e verificabili, con quelle “preventive” decise a capocchia dalle forze di polizia, cioè dal governo, all’insaputa di tutti fuorché di chi le ascolta, con tutti i ricatti possibili e immaginabili, e di spacciare il tutto per “garantismo”. O come la trovata di separare le carriere di giudici e pm perché gli uni potrebbero dare ragione agli altri per colleganza. Il che, detto da un nemico della cultura del sospetto del complotto, è già piuttosto esilarante. Ma l’Italia ha cinque fasi processuali e separare i giudici dai pm non basta: bisogna separare gip, gup, giudici di tribunale, d’appello e di Cassazione. Se no quelli di grado superiore potrebbero voler compiacere quelli di grado inferiore. Insomma, servono cinque carriere giudiziarie, più tre per i pm, i Pg d’appello e i Pg di Cassazione, più due per la panchina (nel caso in cui la Cassazione annulli un appello con rinvio a un nuovo appello, che poi richiede un nuovo giudizio di Cassazione). In tutto 10 carriere: una comica.

A quel punto, pur non essendo colleghi ma frequentando gli stessi ambienti, due giudici di carriere diverse potrebbero diventare amici, o amanti, e tendere a darsi ragione per motivi affettivi: tagliamo la testa al toro e intercettiamoli tutti e 9mila, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, ovviamente in via preventiva, cioè a cazzo, per non urtare il garantismo del ministro. Il quale vuol riformare pure l’avviso di garanzia (“s’è trasformato in condanna mediatica anticipata”) e il registro degli indagati (“è diventato fonte di delegittimazione di persone neppure imputate”). Ecco: per qualche rincoglionito che sente dire “avviso di garanzia” e capisce “condanna definitiva”, o “indagato” e pensa “imputato” (ma che gente frequenta, il ministro?), si butta via tutto. Con la stessa logica, chiudiamo le banche perché qualcuno potrebbe capire panche, le scuole perché qualcuno potrebbe confonderle con le stole, gli ospedali perché è facile scambiarli con gli orinali. Mentre lui spacca il capello in quattro, i pm di Bruxelles trovano sacchi di contanti in casa di europarlamentari e la gente, sprovvista del suo squisito garantismo, non si domanda se i tizi siano indagati, imputati o condannati prima di chiamarli ladri. E vorrebbe separare i politici dagli affaristi, non i giudici dai pm. Ma il popolo, si sa, è populista e crede a tutto: persino che Nordio ieri fosse un magistrato e oggi sia il ministro della Giustizia.

Sorgente: Il sinistro della Giustizia – Il Fatto Quotidiano

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