L’infinito conflitto in Ucraina. Il rischio atomico. Le tensioni nel Pacifico. E il Medio Oriente in fiamme. Ecco cosa potrebbe succedere nel 2023, secondo un ex comandante della Nato e un veterano dei Marine Usa
(tpi.it) – L’anno scorso abbiamo pubblicato un libro intitolato “2034: A Novel of the Next World War”, in cui una scaramuccia nel Mar Cinese Meridionale tra le marine di Stati Uniti e Cina si trasformava rapidamente in un conflitto nucleare.
Ultimamente, guardando al mondo di oggi in cui la Russia minaccia di usare l’atomica in Ucraina; la Cina svolge esercitazioni militari nello Stretto di Taiwan; il regime iraniano è alle prese con proteste che non si fermano; e la Corea del Nord – per la prima volta in cinquant’anni – lancia un missile verso il Giappone, ci siamo chiesti se non sarebbe stato meglio intitolarlo “2024”.
L’esplosione avvenuta il 15 novembre in un villaggio polacco vicino al confine con l’Ucraina – che le autorità hanno concluso essere stata causata da un razzo della contraerea ucraina andato fuori rotta e non il risultato di un attacco missilistico russo, come inizialmente ipotizzato – ha rafforzato quest’impressione. La Polonia è parte della Nato e un attacco a un qualsiasi membro dell’Alleanza è considerata un’aggressione a tutti gli Stati aderenti, ai sensi dell’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico.
Non aiuta il fatto che gli Stati Uniti, che hanno trascorso la maggior parte degli ultimi vent’anni impegnati nelle guerre seguite all’11 settembre, stiano diventando sempre più isolazionisti, o almeno lo sono i loro cittadini. Gli americani sono sfiniti dalla guerra. Sono comprensibilmente disillusi dai passi falsi strategici commessi da esperti ed élite. Nutrono sospetti sull’altra metà del Paese che vota per un candidato diverso dal proprio. E si lasciano facilmente sedurre da ideologi di ogni risma.
Con “2034″ non abbiamo mai inteso fare previsioni, piuttosto doveva essere un’opera volta alla riflessione. Non avevamo intenzione di dire cosa sarebbe successo, ma piuttosto come sarebbe potuto accadere il peggio.
Vale la pena adesso impegnarsi in un simile esercizio speculativo. Questo genere di (distopico) lavoro di fantasia è svolto spesso nell’esercito degli Stati Uniti attraverso giochi di guerra che tracciano una serie di scenari, da seguire mossa dopo mossa. Uno di noi ha trascorso otto anni nel Corpo dei Marines, combattendo in Afghanistan e in Iraq. L’altro è un ammiraglio a quattro stelle in congedo. Abbiamo un’idea abbastanza chiara di come siano questi giochi di guerra.
Il rivale russo
Il successo della controffensiva ucraina iniziata a settembre ha costretto le forze russe a ritirarsi, mentre Kiev rivendicava i propri territori persi all’inizio della guerra nel nord-est e nel sud-est del Paese. L’iniziale strategia di Vladimir Putin – che prevedeva un ricatto economico all’Europa e un’operazione militare speciale su scala ridotta intesa a schermare i russi dai costi della guerra – ha vacillato. Le inaspettate prestazioni ucraine sul campo di battaglia, abbinate all’incompetenza russa, ha lasciato il Cremlino con una serie sempre più ristretta di opzioni.
In uno scenario del genere l’esercito russo, secondo la sua dottrina, dovrebbe impiegare una strategia di “escalation per ridurre l’escalation”. L’idea è semplice: passare drammaticamente dalle armi convenzionali a quelle nucleari con l’obiettivo di scioccare il nemico affinché chieda rapidamente la pace. È una filosofia di guerra che differisce in maniera fondamentale dalla nostra ed è progettata per una nazione, come la Russia, con una capacità atomica che supera di gran lunga quella delle sue forze convenzionali.
In modo sinistro, il 27 ottobre Putin si è lanciato in una serie di affermazioni infondate secondo cui l’Ucraina si preparava a usare una “bomba sporca”, un’arma convenzionale che, come le armi nucleari, irradia materiale radioattivo. Tali dichiarazioni erano parte di una campagna di disinformazione condotta dalla Russia, che a sua volta ha utilizzato tali armi.
Se la guerra in Ucraina dovesse trasformarsi in un conflitto nucleare, ci sono buone probabilità che una bomba sporca sia il primo gradino di questa scalata verso l’escalation. Le false accuse di Mosca contro Kiev, lungi dal rappresentare un appello a ridurre le ostilità, dovrebbero essere viste come un segno che la Russia intende aumentare la violenza, cercando di giustificare il proprio ricorso in futuro a un’arma nucleare. Se questo dovesse accadere, verrebbe infranto un tabù nucleare che esiste dalla fine della Seconda guerra mondiale.