Emma e Bonino

L’editoriale di Marco Travaglio

Emma e Bonino

“Tutti in coda da Bonino. La gara dei ‘corteggiatori’”. A questa scena imbarazzante tipo Uomini e donne (manca solo Tina Cipollari) il Corriere dedica un’intera pagina, perché è roba grossa. La tronista radicale ha convocato il 24 febbraio in un centro congressi (si prevedono folle oceaniche) un plotone di corteggiatori, ansiosi di accaparrarsi i suoi milioni di voti per fare cappotto o almeno superare il 4% alle Europee: +Europa, Azione di Calenda, Iv di Renzi, il Pd di Schlein, i Verdi di Bonelli, i socialisti di tal Maraio. Tutti invitati dalla nota trascinatrice di masse, tranne uno: il solito fortunello Conte, escluso perché “i 5S hanno esordito col leader della Brexit Farage e votato contro il sostegno a Kiev”. E lei alla coerenza ci tiene. Pasionaria pacifista, ha sostenuto tutte le guerre Nato. E ha risieduto in Parlamento per 46 anni, dal 1976 al 2022: 11 legislature, di cui 8 in Italia e 3 in Europa, ora coi radicali, ora con B. (ai bei tempi di Previti e Dell’Utri), ora con Prodi nell’Ulivo, ora col Pd, ora col clericale Bruno Tabacci per non dover raccogliere le firme per il suo progetto anticlericale. Senza contare le sei o sette autocandidature al Colle, tutte fallite, e i vari incarichi di governo in Italia e in Europa. Franza o Spagna.

 

Il guaio è che, mentre lei riusciva sempre ad agguantare un seggio (tranne nel 2022), i suoi partiti variamente denominati (cambiano nome ogni due anni) finivano invariabilmente trombati: mai superata la soglia nazionale del 3% e quella europea del 4. Nel 2018, alle Politiche, tutti la davano per trionfatrice: fece il 2,55%. Nel 2019, alle Europee, tutti le vaticinavano strepitosi successi: fece il 3,09. Del resto già nel 2010, quando il centrosinistra la candidò a presidente del Lazio (rigore a porta vuota), riuscì a consegnare la Regione alla Polverini. Eppure tutti continuano a scambiare la nota frequentatrice di se stessa per una gallina dalle uova d’oro. Lei tronista e, ai suoi piedi, i corteggiatori attratti dalle sue messi di voti e dalla chiamata alle armi contro la “destra reazionaria e sovranista” che minaccia l’Ue. Nobile proposito, se non fosse che nel 1999 una certa Bonino, eletta a Strasburgo con altri 6 della Lista Bonino, formò il “Gruppo tecnico dei deputati indipendenti” con tutti i peggiori nemici dell’Europa: i 3 eletti della Lega Nord, quello del Msi-Fiamma Tricolore, i 2 fasci belgi di Blocco Fiammingo (poi sciolto dopo varie condanne per razzismo e xenofobia) e l’intera delegazione del Front National di Le Pen. Non la figlia moderata Marine: il padre fascistissimo Jean-Marie. Il leggendario “gruppo Bonino-LePen” fu subito sciolto perché illegittimo: primo e unico caso nella storia dell’Europarlamento. Chissà se le due Bonino si sono mai conosciute.

 

Sorgente: Emma e Bonino – Il Fatto Quotidiano

 

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