Di cosa parliamo

L’editoriale di Marco Travaglio

Di cosa parliamo

Peggio dello scandalo sugli accessi abusivi alla Direzione nazionale antimafia (Dna) ci sono soltanto i commenti sullo scandalo medesimo. Si strilla ai “dossieraggi”, ma la Procura di Perugia che indaga sul tenente Striano, sul pm Laudati e su tre cronisti di Domani li smentisce (i giornalisti commissionavano i controlli per scrivere articoli, non per accumulare segreti a scopo di ricatto). Si parla di spionaggio e intercettazioni, che non esistono (se poi anche i Servizi usavano quelle fonti, si vedrà se facevano il loro lavoro o perseguivano scopi “deviati”). Si accusa l’ex procuratore antimafia De Raho, che non è sospettato di nulla. Renzi delira di “telefoni spiati per distruggere avversari politici”, ma qui nessuno ha spiato telefoni e lui la carriera se l’è distrutta da solo. L’accusa riguarda le richieste dei tre cronisti e di Laudati a Striano per cercare notizie su centinaia di politici e Vip nelle banche dati, fra cui quella delle Sos: le segnalazioni di operazioni sospette che le banche, in caso di passaggi di denaro anomali, inoltrano a Bankitalia e Dna. Meloni e le destre gridano al “regime” (ma dal 2022 al governo ci sono loro e dal ’21 c’erano già Lega e FI) e vogliono i “mandanti” del golpe contro di loro: ma ad altri mandanti i pm non fanno cenno e l’unico premier ad aver subìto controlli quando era in carica sulla compagna Olivia Paladino e la di lei famiglia (la sorella e il padre), poi sull’amico avvocato Guido Alpa e l’ex collega di studio Luca Di Donna, è Giuseppe Conte. Che curiosamente, sui giornali, non è mai citato. Anche Renzi fu controllato con vari fedelissimi, insieme a molti esponenti di destra (quasi tutti prima che andassero al governo).

 

Spicca la totale assenza del Pd (a parte Fornaro, ex Leu), malgrado l’abbondanza di dem coinvolti in scandali meritasse ben altra curiosità. Ma ciò dipende dai gusti di chi ordinava gli accessi e dal malvezzo di un certo giornalismo di dare un colore politico alle notizie. Quindici anni fa un cronista di Panorama, ora alla Verità, patteggiò perché fu beccato a fare le stesse cose, ma da destra, con 1340 accessi abusivi di un amico finanziere sui dati fiscali di personaggi sgraditi a B.: un tal Travaglio, De Magistris, Genchi, il giudice Mesiano, le famiglie Di Pietro, Grillo e Agnelli. Anche allora evaporò la sottile linea rossa che separa il giornalista dal killer. Ma neppure allora si scoprì nulla di men che lecito sui personaggi controllati, infatti non ne nacque alcuno scoop (e ora la denuncia di Crosetto che ha attivato Perugia si riferiva a notizie stranote sulle sue consulenze per Leonardo). A riprova del fatto che – al netto dei possibili reati del finanziere, del pm e dei cronisti indagati – il miglior modo per evitare i ricatti e il discredito è comportarsi bene. Male non fare, paura non avere.

 

Sorgente ↣ : Di cosa parliamo – Il Fatto Quotidiano

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