L’editoriale di Marco Travaglio
La lobbycrazia
La voluttà demolitoria con cui dinastie, cast hollywoodiani, capi e capetti dem intimano il passo indietro a quel che resta di Biden è indicativa almeno quanto l’omertoso silenzio che hanno osservato sulle sue condizioni fino al teledibattito con Trump. Indicativa del concetto golpista che i sedicenti “democratici” occidentali hanno della democrazia: a decidere chi governa e come, non sono gli elettori, ma loro. Se poi gli elettori si rassegnano a farsi educare, tanto meglio. Ma se, come accade da un bel po’, votano dalla parte sbagliata, si trova sempre il modo di neutralizzarli, così la volta dopo imparano (o si astengono). È accaduto qui coi governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Draghi. è accaduto in Ucraina col golpe bianco del 2014 contro Yanukovich, democraticamente eletto, ma non abbastanza filo-Nato. Accade in Francia con i traffici di Macron per mandare all’opposizione i due vincitori delle elezioni Mélenchon e Le Pen e al governo gli sconfitti.
Biden, inabile a governare da almeno due anni, andava benissimo finché non s’è fatto scoprire. Ora non più, ma non perché non sa neppure come si chiama: perché, se resta candidato, vince Trump. Se avesse trovato il modo di nascondere la sua demenza, di darsi malato in tv o di abolire le elezioni, il sinedrio democratico continuerebbe a lodarne la lucidità e la lungimiranza, come fino a due settimane fa. E a tacciare di trumpismo e di putinismo chiunque dubiti della sua leadership. Infatti tutto il dibattito si concentra sulla sua candidatura: non sul fatto che quel povero relitto umano sta tuttora governando il Paese-guida dell’Occidente e, anche se si ritira dalla corsa o rimane ma perde le elezioni di novembre, resterà alla Casa Bianca fino al 20 gennaio. Cioè per altri sei mesi e più. Perché chi vuole che rinunci alla ricandidatura non propone l’impeachment per palese inabilità? Perché, per i cosiddetti “democratici”, la situazione ideale è quella dell’ultimo biennio, la meno democratica che si possa immaginare: un rimba-presidente pilotato e teleguidato dal Deep State, cioè da uomini e lobby invisibili, senza volto né nome, che se ne infischiano del consenso popolare perché nessuno li ha mai eletti né mai li eleggerà. E infatti manovrano per formattare le politiche Usa, dunque Nato, quindi Ue in modo “irreversibile” verso la terza guerra mondiale, finanziando e armando Kiev fallita e sconfitta e additando Russia e Cina come nemici “esistenziali”: così il nuovo presidente, casomai volesse, non potrà più cambiare linea per seguire quella voluta dagli elettori. A questo punto l’unica speranza di pace è legata proprio a Biden: vedi mai che, dopo aver scambiato Zelensky per Putin, prima o poi firmi un decreto per inviare armi alla Russia.
Sorgente ↣ : La lobbycrazia – Il Fatto Quotidiano
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