Quante tipologie di mele esistono al mondo? Si dice che il numero possa arrivare fino a 7.500: se dovessimo mangiarne una al giorno, come recita il proverbio, non basterebbero 20 anni per assaggiarle tutte. Quello che possiamo fare, però, è andare a conoscere le principali varietà italiane, per provarle fresche, dando loro un bel morso, oppure utilizzandole in cucina, tra grandi classici come la torta di mele o in preparazioni più creative, tipo le chips. Nel nostro paese, dal fruttivendolo o al banco del supermercato, è facile imbattersi in una cifra decisamente più contenuta, nonostante anche l’Italia abbia una vera e propria ricchezza in biodiversità: di seguito abbiamo raccolto (è proprio il caso di dirlo), le mele più famose presenti da Nord a Sud, tra quelle a marchio Dop o Igp, dalla Golden Delicious alla renetta, che hanno origini straniere, passando per le autoctone, una su tutte l’annurca campana.
1. Golden Delicious
La Golden Delicious è una delle mele più apprezzate in Italia e nel mondo. Originaria degli Stati Uniti, dov’è stata scoperta per caso da un agricoltore del West Virginia, venne poi riprodotta in larga scala dall’azienda Stark Brothers Nursery, che la commercializzò con questo nome nel 1917. Nel nostro paese questa varietà trova il suo habitat ideale nelle valli del Trentino-Alto Adige e in Valtellina, dove il clima montano e le condizioni del terreno esaltano al massimo le sue qualità organolettiche, rendendola un prodotto Dop in Val di Non o Igp. Ha una forma tondeggiante leggermente allungata, di colore giallo oro con numerose lenticelle (puntini più scuri), può presentare sfumature rosate. La buccia è liscia e la polpa all’interno è bianca, compatta e succosa, dolce e poco acidula. In cucina, queste caratteristiche si rivelano ottime per le torte, da usare sia nell’impasto che come guarnizione, tipo nella ciambella alle mele, o in abbinamento alla carne di maiale in ricette salate: da provare un classico filetto di maiale alle mele.
2. Red Delicious
La Red Delicious è un’altra mela di origini statunitensi che si caratterizza per avere dimensioni medio-grandi, una buccia rosso rubino e una forma affusolata. Arriva precisamente dall’Iowa di fine ‘800, ed era conosciuta fino ai primi del ‘900 come Stark Delicious. In Italia viene ampiamente coltivata nelle zone di montagna in Trentino, Alto Adige, Valtellina e Piemonte (all’interno delle varietà della Mela Rossa di Cuneo), dove ha la denominazione Igp. Per il suo aspetto invitante, viene considerata una delle mele più seducenti: anche il gusto è in generale apprezzato, perché dolce, aromatico e poco aspro, dato da una polpa succosa, leggermente farinosa e di colore bianco crema. Piace molto cruda, in quanto ha una consistenza croccante, mangiata a morsi (proprio come fece Biancaneve, ma senza le conseguenze che tutti sappiamo) e nei dolci, soprattutto in quelli che valorizzano la consistenza e la tonalità dell’esterno, come la torta di mele e yogurt e le chips di mele.
3. Renetta
La mela renetta è una delle cultivar più popolari della Val di Non, dove ha il marchio Dop sotto il nome di Renetta del Canada, e in altre zone montane del Nord Italia, come la Valle d’Aosta e la Valtellina. L’origine è francese, presente in Europa fin dal ‘600. Si tratta di un frutto meno appariscente rispetto alle precedenti varietà, che si contraddistingue per pezzature più contenute e per il suo essere globoso, ma irregolare. Ha una buccia ruvida, gialla, con le tipiche sfumature rugginose: un’estetica che la rende rustica e familiare. Non è un caso, infatti, che grazie alla sua polpa molto profumata, zuccherina e leggermente acidula sia considerata la star della classica torta di mele casalinga, umida e soffice, dello strudel e delle frittelle. Il suo meglio questa mela lo dà proprio da cotta, come nelle mele alla cannella.
4. Fuji
La Fuji è la mela più venduta al mondo: nata in Giappone negli anni ’30 da un incrocio tra le varietà Ralls Janet e Red Delicious, è la maggiore coltivata in Cina. Perché ha avuto così successo? Ha un aspetto pressoché invidiabile, dalla forma tonda ed è screziata di rosso su una base giallo-verde. Si raccoglie a ottobre ed è disponibile fino a maggio: la lunga permanenza sulla pianta la rende una tra le tipologie universalmente più dolci, con una polpa chiara e succosa. In più, la buccia è molto resistente, cosa che le permette di conservarsi a lungo. Si mangia come snack, oppure nelle macedonie, in succhi e centrifugati: una ricetta ideale per esaltarla è quella delle bruschette alle mele, brie e miele, dove si utilizza senza cottura, appena irrorata di succo di limone per prevenire l’ossidazione. I maggiori centri di produzione in Italia sono a partire dagli anni ‘90/2000 l’Alto Adige, come la Val Venosta, il Trentino e il Piemonte (fa parte delle varietà della Mela Rossa di Cuneo), tutti a Indicazione Geografica Protetta.
5. Granny Smith
La Granny Smith è la mela verde per eccellenza. Il nome, che si traduce in “Nonna Smith”, è un omaggio alla coltivatrice anglo-australiana Maria Ann Smith, che la scoprì nella terra dei canguri nel XIX secolo. Il suo colore verde acceso e la forma tondeggiante sono le caratteristiche estetiche che la rendono subito inconfondibile, anche se poi è il suo sapore a conquistare davvero gli estimatori del genere: distintamente asprigna, è la mela perfetta per chi ama i note decise e stuzzicanti. Da dove proviene quando si tratta dell’Italia? Soprattutto dai meleti del Trentino-Alto Adige, dov’è contrassegnata dal marchio Igp. Ha una polpa bianca, compatta e croccante, ottima da sgranocchiare. Al contempo, però, è molto versatile in cucina: dà un tocco fresco e crunchy alle insalate, come nell’iconica Waldorf salad, oppure è alla base di un rinfrescante sorbetto alla mela verde o di un risotto originale, sorprendentemente delicato.
6. Royal Gala
La Royal Gala è probabilmente la varietà precoce più famosa. In Trentino, Alto Adige e Valtellina, dove ha ottenuto il marchio Igp, dà il via alla stagione della raccolta. I suoi natali sono neozelandesi, ottenuta nel 1930 dal frutticoltore James Hutton Kidd attraverso l’incrocio tra la Kidd’s Orange e la Golden Delicious: oggi è una delle varietà più diffuse in tutto il mondo, molto amata per la sua dolcezza e croccantezza. La forma è rotonda, leggermente conica, e si riconosce per la sua base giallo chiara con striature di colore rosso vivo. Essendo la buccia spessa e la polpa zuccherina, si rivela ottima per realizzare delle mele ripiene, in abbinamento a cannella e amaretti, oppure in questa torta di pasta sfoglia alle mele, con gli spicchi che si ammorbidiscono e diventano aromatici, senza sfaldarsi in cottura.
7. Pinova
Un’altra Igp che mette radici tra le mele tipiche del Trentino e dell’Alto Adige, come la Val Venosta, sua terra d’elezione dove se ne produce circa il 90% in Italia, è la Pinova: recente, nasce in Germania negli anni ’80 dall’incrocio tra le varietà Golden Delicious e Clivia. Non passa inosservata per il suo aspetto elegante, tondeggiante, con la buccia giallo-verde che per almeno il 30% del totale deve essere di colore rosso vermiglio. La polpa è soda, succosa, rinfrescante e si contraddistingue per note dolci e acide in perfetto equilibrio. Grazie alla lunga conservabilità, mantiene queste caratteristiche organolettiche per diversi mesi dopo la raccolta. La polpa è bianca e compatta: sprigiona aromi di fiori bianchi e albicocca, con un sapore che si avvicina a quello del miele di tiglio e della vaniglia. Molto versatile, usa la Pinova per dei biscotti alle mele o in fagottini fragranti, come ripieno.
8. Mela annurca
La mela annurca, chiamata anche melannurca, è un gioiello della Campania, spesso definita la “regina delle mele” made in Italy. La sua origine è antichissima, con riferimenti storici che risalgono all’epoca romana: si fregia del marchio Igp. La buccia è rossa e liscia, ma ciò che colpisce maggiormente è il profumo intenso in tandem con una polpa croccante, succosa e leggermente acidula. Ha dimensioni ridotte e una forma lievemente schiacciata. Questa varietà è coltivata soprattutto nelle province di Napoli, Caserta e Benevento: la sua peculiarità che influenza le proprietà organolettiche è che viene raccolta quando è ancora acerba e posta nei “melai”, graticci di paglia stesi su un terreno privo di ristagno idrico, per completare la maturazione al sole, un procedimento chiamato “arrossamento“. Come usarla in cucina? Come confettura da spalmare sul pane o per farcire una crostata di mele, oppure in un decotto salutare.
9. Mela campanina
La mela campanina è una varietà autoctona tipica dell’Emilia-Romagna, in particolare della provincia di Modena, diffusa anche nella lombarda Mantova. Nota anche come “mela della nonna”, è caratterizzata da una buccia verde-giallastra con sfumature rosse e una polpa compatta e acidula. La campanina è una mela della lunga conservabilità, raccolta all’inizio dell’autunno, e dà il suo meglio cotta: viene quindi utilizzata in cucina per la preparazione di confetture ed è tra gli ingredienti base della mostarda mantovana. Lo chef modenese Massimo Bottura la usa nella sua saba (uno sciroppo di mosto d’uva cotta e frutta come mele e pere della tradizione contadina) in una delle sue ricette più iconiche, l’anguilla laccata.
10. Antiche varietà dell’Etna
Concludiamo con le antiche varietà siciliane che crescono sulle pendici del vulcano e che rischiavano di scomparire, come tanti altri frutti dimenticati. Queste “meline”, viste le dimensioni ridotte, si dividono principalmente in tre tipologie: Cola, Gelato e Gelato Cola: come 100 anni fa crescono su terreni impervi, paragonabili a quelli della viticoltura eroica, e la raccolta è eseguita a mano. La loro coltivazione è preziosa al fine di preservare una biodiversità che altrimenti andrebbe perduta, e per questo sono classificate come Presidio Slow Food. Hanno buccia bianco-gialla-verde e variano dal dolce all’acidulo. Vengono soprattutto utilizzate per la produzione di composte e confetture e si trovano nei mercati locali.
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