“In Emilia-Romagna la destra fa campagna elettorale, non ha senso delle istituzioni”: parla il sindaco di Cesena Lattuca


Dopo neanche un anno e mezzo, in Emilia-Romagna torna l’emergenza. Enzo Lattuca, sindaco di Cesena, innanzitutto qual è la situazione nel suo territorio?
“La situazione sta migliorando nel senso che le precipitazioni, come da previsioni meteo, si stanno riducendo o addirittura fermando e questo produce un abbassamento, già riscontrato, dei livelli idrometrici dei fiumi e quindi la riduzione del rischio idraulico. Rimarrà per qualche giorno il rischio per movimenti franosi. In città, a Cesena, non ci sono state esondazioni significative, ma singoli mirati problemi come quelli elettrici. Però c’è un dato semplice da capire: i dati delle 48 ore più intense della perturbazione, partite martedì mattina e terminate ieri mattina, parlano di un quantitativo d’acqua caduta da 200 a 400 millimetri. Significa tra i 3 e i 5 mesi di piogge che normalmente avvengono, concentrate in 48 ore. Questa è la questione. Poi parliamo di manutenzione, di interventi, ma rimane questo il dato di fondo. Poi come si gestisce questa cosa non è indifferente e c’è un elemento significativo: tutte le rotture arginali che si sono generate l’anno scorso e sono state riparate hanno tenuto. Quindi il paradosso è che ci sono stati fiumi con piene superiori a un anno e mezzo fa, che però hanno tenuto meglio di allora perché gli argini erano stati riparati con un innalzamento del livello di tenuta”.

Figliuolo dice che la priorità è stata il ripristino di argini e strade: è stato davvero così e le opere sono state realizzate?
“Credo che sia stato così. Mi assumo la responsabilità, in maniera generalizzata, anche se conosco meglio il mio territorio, di dirlo. Questo credo sia stato uno stress test, naturalmente molto faticoso e che ha generato danni, che ha dimostrato che quanto fatto ha funzionato. Se questo tipo di evento fosse accaduto con una situazione non ripristinata sarebbe stato un disastro simile a quello dell’anno scorso. Invece questo ha dimostrato che la riparazione c’è stata e ha retto. Poi potevamo essere tre mesi avanti, poteva esserci meno burocrazia da parte della struttura commissariale e più celerità da parte del governo in alcuni passaggi, ma le opere strategiche di miglioramento che non sono state realizzate è perché forse erano irrealizzabili”.

Musumeci però ha scaricato subito le colpe sulla Regione, si tratta di sciacallaggio politico?
“È un maldestro tentativo di fare campagna elettorale sulle elezioni regionali in Emilia-Romagna, che porterà Fratelli d’Italia e tutta la destra a una sconfitta bruciante”.

Le motivazioni sono solo elettorali?
“Sì. E anche di pessimo gusto, sono l’ennesima dimostrazione di un senso delle istituzioni inesistente. Noi qui siamo ancora impegnati a gestire l’emergenza per poter trovare energie da disperare con Musumeci e Bignami, perché di questo si tratta: energie da disperdere, ma noi abbiamo bisogno di sistemare le cose serie”.

Da Fratelli d’Italia sono arrivati attacchi alla Regione e agli enti locali che non avrebbero speso i soldi ricevuti: è davvero così?
“No, non è vero. Per quanto riguarda gli enti che guido, comune e provincia, tutto quello che è arrivato l’abbiamo speso. Anzi stiamo attendendo, proprio ieri ci doveva essere un incontro con la struttura commissariale, perché devono uscire queste ordinanze sulle opere del Pnrr: sono gli 1,2 miliardi di Pnrr che 8 mesi fa, a Forlì, Meloni con von der Leyen avevano dichiarato di mettere a disposizione per interventi migliorativi e che ancora non ci sono stati a tutti gli effetti attribuiti. Quindi siamo in attesa, perché abbiamo i progetti pronti ma senza l’ordinanza non possiamo partire. Lavori che in alcuni casi sono di ripristino e in altri casi migliorativi. L’annuncio era di gennaio, poi sono passati cinque mesi in cui mancava un atto del Mef. Noi abbiamo fatto le prime segnalazioni il 20 marzo su quel fondo, poi arriva l’estate, però sono passati otto mesi e ne mancano 20 per poter rendicontare gli interventi”.

Sui ristori qual è la situazione?
“Qui è stata fatta una scelta illogica che ha poi indirizzato molti a lasciar perdere rispetto alle richieste di indennizzo: escludere, fino all’altroieri, la possibilità di richiedere ristori per i beni mobili, che erano quelli più danneggiati. Quindi questo ha portato molti a fare da sé, questa è la cosa più grave dal punto di vista politico. L’impegno a essere pronti sugli indennizzi e poi togliere la cosa che più diffusamente si era danneggiata è stato un mancato rispetto dell’impegno. La cosa da sottolineare e da biasimare è che si sia mancato di rispettare l’impegno sui beni mobili. Credo sia stato fatto in maniera scientifica per ridurre la platea e poi è stato introdotto con il tetto a 6mila euro, che è la negazione di quanto affermato: perché dicono che le quantità di soldi sono abbandonati, ma poi mettono un tetto che è chiaro non possa coprire del tutto il danno?”.

Dopo più di un anno, quella di Meloni dopo l’alluvione resta solo una passerella?
“Non dico che governo non abbia adottato atti, anche perché noi come rappresentanti di comuni e province abbiamo dato battaglia. Con il commissario Figliuolo c’è un ottimo rapporto di collaborazione e credo debba sentirsi pure lui offeso dalle dichiarazioni di Fratelli d’Italia che, mettendo in discussione in maniera così volgare e intempestiva il lavoro, mettono in discussione anche il lavoro del commissario come capofila della ricostruzione. Al di là del commissario, i rapporti con il governo sono cessati. Il ministro Musumeci l’abbiamo visto una volta, nel giugno dell’anno scorso, mai più visto e mai più sentito. La presidente del Consiglio lo stesso, ma c’è comprensione che non possa essere l’interlocutore quotidiano su questo capitolo, ma non abbiamo mai avuto un incontro con il ministro dell’Economia o altri esponenti del governo. E poi un governo in un’emergenza di questo tipo non fa conferenze stampe per dare giudizi politici o fare campagna elettorale, almeno il primo giorno. L’anno scorso prima di arrivare a questo almeno ci sono stati 10-15 giorni di rispetto. È una questione da campagna elettorale e sarà il più grande boomerang: l’abbiamo visto anche in tanti comuni alluvionati, nel voto del giugno 2024. Perché i cittadini ripugnano questo tipo di speculazione”.



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