“La propaganda di Salvini ha fatto male al Paese, anche sul caso Open Arms”: parla Laura Boldrini (Pd)


Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo. Dal 2013 al 2018 ha ricoperto il ruolo di Presidente della Camera dei Deputati, dopo aver dedicato 25 anni all’impegno internazionale che l’ha vista anche portavoce per il Sud Europa dell’Unhcr.

Presidente Boldrini, lo scorso sabato ad Assisi si è tenuta la “Marcia della Pace” alla quale lei non ha potuto partecipare per un problema al ginocchio. Con il cuore era lì. Un errore l’invio di armi all’Ucraina? Come si può sostenere un Paese, alle porte dell’Europa, nell’esercizio del suo diritto all’autodifesa?
”Ho sempre partecipato con convinzione alla Marcia per la pace, purtroppo quest’anno non è stato possibile, appunto per un problema al ginocchio. L’ho fatto perché sostengo in ogni sede possibile le ragioni della pace che, in questo momento storico, rischiano di essere dimenticate mentre la guerra sembra essere l’unica opzione possibile per risolvere le controversie internazionali. L’Ucraina sta subendo una terribile invasione da parte della Russia: questo è inaccettabile e nessuno mette in discussione il diritto dell’Ucraina di difendersi. Ma non è con le armi che si potrà giungere a una conclusione di questa guerra. Lo dimostra il fatto che da due anni e mezzo gli stati europei e gli Usa continuano a mandare armi a Kiev, ma il confitto non accenna a finire. Quello che è mancato, e che continua a mancare, è una convinta trattativa per giungere a un accordo tra le parti. Un negoziato in cui Europa e Usa abbiano un ruolo forte e determinante per ritrovare la via della pace. Questo compito, invece, è stato per lungo tempo affidato passivamente alla Turchia di Erdogan o alla Cina di Xi, senza che per altro si arrivasse a nulla. La pace si difende con la pace, non con le armi. La pace si costruisce: è un esercizio difficile e pieno di insidie, spesso frustrante. Ci vuole una forte determinazione per ottenere risultati che finora non si è vista”.

Veniamo al Medio Oriente. Cosa pensa dell’astensione dell’Italia all’assemblea generale dell’Onu in cui è stata approvata una risoluzione che chiede a Israele di ritirarsi entro un anno dalle colonie nei territori palestinesi occupati?
“Una scelta vigliacca e allarmante proprio perché non dà seguito alle richieste della Corte internazionale di giustizia, come l’Italia è tenuta a fare. Quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania è fuori da ogni dettato del diritto umanitario e del diritto internazionale. L’occupazione in Cisgiordania è illegale come stabilito di recente anche dalla Corte internazionale di giustizia. Perfino il capo dello Shin Bet, il servizio segreto interno di Israele, Ronen Bar, ha parlato di “terrorismo ebraico”. A Gaza si contano oltre 42mila morti di cui 20 mila bambini. L’85 per cento della Striscia è distrutta, in Cisgiordania i coloni occupano, uccidono, demoliscono case. Davanti a tutto questo e alla pervicace volontà di Netanyahu di incendiare il Medioriente, i grandi del mondo restano a guardare e non spengono le fiamme. Tre cose andavano fatte, perché le parole, le esortazioni, gli appelli non sono serviti a nulla. Servono atti concreti di pressione: basta con la vendita delle armi ad Israele; emettere le sanzioni contro Netanyahu e i ministri del suo governo; sospendere l’accordo di associazione con l’Une. Del resto, è quello che si è fatto con Putin. è questo il doppio standard che l’opinione pubblica non tollera più e, giustamente, non capisce. Ed è questo doppio standard che ci seppellirà perché non siamo più credibili quando parliamo di diritti umani e di pace se non siamo in grado di condannare con fermezza chi commette crimini di guerra, ovunque in Ucraina come a Gaza”.

A proposito di diritti umani, qualche giorno fa ha fatto visita al carcere di Reggio Calabria dov’è detenuta l’attivista curdo-iraniana Maysoon Majidi. L’accusa è favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. Nello specifico, è accusata di essere una scafista. Lei segue questo caso dall’inizio. Da una persecuzione in Iran a un’altra in Italia, non le pare?
“È questo il rischio che corre Maysoon Majidi, una giovane attivista di 28 anni, scappata dal suo paese, l’Iran, per sfuggire al regime teocratico che perseguita le donne, rifugiatasi con il fratello prima nel Kurdistan iracheno e poi costretta a scappare anche da lì perché la sua incolumità era a rischio. Arriva in Europa pensando di trovare protezione, libertà e sicurezza. Un’attivista per i diritti delle donne, come testimoniano i suoi video facilmente reperibili su internet, nonché le dichiarazioni della ONG di cui fa parte, Hana, riconosciuta dall’Onu, ora è accusata di essere una scafista per colpa di un paio di testimonianze tradotte, quanto meno, in modo approssimativo, e rinnegate dagli stessi migranti che le hanno rese. Uomini rintracciati in Germania da giornalisti italiani, ma non dagli inquirenti. Un paradosso che rischia di trasformare in un incubo il sogno di libertà di Maysoon che ha intrapreso ben due scioperi della fame riducendosi a pesare 38 chili. È molto provata ma altrettanto determinata a dimostrare la sua totale innocenza. L’ho incontrata, per la seconda volta, lunedì scorso nel carcere di Reggio Calabria, per dimostrarle che non è sola. Non vorrei che questa ragazza finisse vittima di un clima alimentato da chi vuole fare la caccia agli scafisti ‘su tutto il globo terracqueo’ a cui servono i numeri, gli arresti, le condanne a qualsiasi costo. Ho fiducia che la magistratura giudicante potrà chiarire il grosso equivoco all’origine della sua vicenda”.

Intanto, nel processo Open Arms il Pm chiede sei anni di reclusione per Matteo Salvini che, intanto, dice di non voler patteggiare e andare fino in Cassazione. Lasciando 147 profughi per 20 giorni a largo di Lampedusa, dichiara di aver difeso la sicurezza del nostro Paese. È così?
“Ma da chi ci doveva difendere Salvini? Da 147 disperati, tra cui molti bambini, donne che avevano subito stupri, persone torturate? Parla come se avessimo avuto a che fare con navi da guerra con le armi puntate su Lampedusa. Da ministro dell’Interno, quale era all’epoca, avrebbe dovuto preoccuparsi di tutelare il Paese dalla criminalità organizzata, dalla corruzione, dal malaffare. Non da 147 naufraghi inermi e stremati. Questa propaganda che demonizza i migranti, li dipinge come ‘invasori’ ha fatto molto male al Paese. Ha usato queste 147 persone, e non solo loro, come marionette nelle sue mani per ricattare l’Ue, ma non è riuscito nemmeno in questo. Voleva i pieni poteri e per questo scopo non si è fatto scrupoli ad usare le persone meno garantite. Anche in quell’occasione ha fatto propaganda a scopo elettorale”.

Ha perdonato Salvini per averla paragonata, quando era presidente della Camera, a una bambola gonfiabile?
“Il perdono è una categoria della sfera personale. Qui parliamo di un modo spregiudicato e disonesto di fare politica. Con quell’episodio, Salvini non ha offeso solo me, ha offeso tutte le donne che appunto non sono bambole. Ma quello è solo un esempio della campagna di odio che ha alimentato nei miei confronti. L’operazione di attribuire a me la responsabilità di qualsiasi crimine commesso in Italia da una persona straniera con l’hashtag #risorseboldriniane, alterando e manipolando sistematicamente il mio pensiero sull’immigrazione e scatenandomi contro frotte di haters (e troll) è qualcosa di estremamente grave di cui comunque dovrà rispondere”.

Infine, ha firmato per il referendum sulla cittadinanza. È giunto il tempo di cambiare la legge?
“Il tempo è giunto da un bel po’. Io stessa ho presentato, già nella scorsa legislatura così come in questa, una proposta di legge di riforma della cittadinanza. L’Italia ha una storia ricchissima di incroci di popoli che l’ha resa un Paese con una cultura composita e vasta. Checché ne dica questa ultradestra, arroccarsi su una legge del 1992 superata dai fatti è miope e impedisce all’Italia di svilupparsi e arricchirsi. Cambiare la norma sulla cittadinanza significa restituire al Paese la realtà che già si vive nei fatti. Basta guardare le nostre scuole che sono luoghi in cui le figlie e i figli delle famiglie italiane convivono più che pacificamente con le figlie e i figli delle famiglie arrivate qui da qualche anno, che crescono insieme a loro e non fanno differenza per il colore della pelle o la sagoma degli occhi. Come ha affermato nell’Aula di Montecitorio la collega Ouidad Bakkali durante il dibattito sulla sua mozione sulla cittadinanza, rivolgendosi alla maggioranza: “Voi siete alieni che non capite il paese in cui vivete”.



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