Almeno 60 morti nelle ultime ore di bombardamenti israeliani. Nel villaggio di Younine sono deceduti mercoledì 23 siriani: 15mila rifugiati (e altrettanti libanesi) hanno preferito ritornare a casa per sfuggire di nuovo alla guerra
Il governo libanese ha denunciato che, a causa dei bombardamenti israeliani sul Paese, gli sfollati interni sono ormai 100mila. Tra questi circa 16mila libanesi hanno cercato rifugio in Siria, al pari di altrettanti siriani che avevano passato il confine anni fa in senso contrario per sfuggire alla guerra.
Erano siriani i 23 civili morti nell’attacco di mercoledì sera a Younine, che ha distrutto un dormitorio di lavoratori e causato altri otto feriti. In tutto sono morte oltre 1500 personenell’ultimo anno di scontro tra Israele e Hezbollah, 60 delle quali nelle ultime 24 ore secondo le autorità libanesi.
L’ambasciata di Parigi a Beirut ha reso noto che è deceduta anche una donna di nazionalità francese nei pressi di Tiro.
Netanyahu sugli attacchi in Libano: “Continuare con piena forza”
Nonostante gli appelli internazionali per un cessate il fuoco, l’esercito israeliano (Idf) continua a colpire il Libano in quella che sembra una resa dei conti sul suo fronte nord, dopo avere decimato la presenza di Hamas nella Striscia di Gaza nell’ultimo anno.
Hezbollah ha risposto giovedì con altri 150 razzi, come nei giorni precedenti, ma senza riuscire davvero a riscattare i colpi subiti con gli omicidi mirati di diversi dirigenti, ultimo Muhammad Hossein Srour, ritenuto il responsabile del programma di droni e missili del movimento.
I comandi militari israeliani non hanno escluso un’operazione di terra in Libano, mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha spento le speranze di un cessate il fuoco regionale all’indomani degli appelli europei e statunitensi per una tregua immediata.
“Si tratta di una proposta americano-francese, alla quale il primo ministro non ha nemmeno risposto“, ha dichiarato il suo ufficio in un comunicato, “il primo ministro ha dato istruzioni all’Idf di continuare i combattimenti con piena forza e secondo i piani che gli sono stati presentati”, si legge ancora nel comunicato con riferimento alla continuazione dei bombardamenti in Libano.
Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, che è anche il primo ministro ad interim durante il viaggio di Netanyahu in corso negli Stati Uniti, ha detto che non ci sarà alcun cessate il fuoco nel nord, con lo scopo di far rientrare le decine di migliaia di cittadini israeliani evacuati dalle loro case.
Il richiamo a deporre le armi è stato sollecitato anche da altri Paesi, riuniti per la sessione annuale dell’Assemblea generale dell’Onu a New York.
“Sollecitiamo tutte le parti, compresi i governi di Israele e Libano, ad approvare immediatamente il cessate il fuoco temporaneo”, si legge in una dichiarazione congiunta pubblicata dalla Casa Bianca e che vede tra i firmatari anche Italia, Canada, Australia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Unione europea.
Il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, giovedì da Londra, ha avvertito che “una guerra su vasta scala tra Hezbollah e Israele potrebbe essere devastante per entrambe le parti”. Da parte sua l’Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha chiesto “il rispetto del diritto internazionale umanitario in ogni circostanza”.
Le Nazioni unite affermano da parte loro che oltre 90mila libanesi sono stati sfollati in cinque giorni di attacchi israeliani sul Libano, e che il numero sale a 200mila considerando le persone che hanno abbandonato le proprie case dall’8 ottobre, da quando Hezbollah ha ripreso a sparare razzi oltreconfine in sostegno all’attacco di Hamas nel sud di Israele.
Risorse addizionali per questo articolo • AP
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