È passata l’estate e sul campo largo è piombato il gelo. Lo stesso che è corso ieri tra la segretaria del Pd Elly Schlein e il presidente del M5s Giuseppe Conte. I due leader posano insieme nella foto di gruppo sulla scalinata di piazza Cavour, ma non si parlano né si stringono la mano. E sì che doveva essere un’occasione speciale: il deposito in Corte di Cassazione delle firme per il referendum contro l’autonomia differenziata. Una battaglia comune a tutto il centrosinistra. In teoria. Invece è stata l’imbarazzante rappresentazione della frattura creata dalla partita sulle nomine Rai.
Conte: “Noi sempre coerenti sulla Rai”
E, davanti ai giornalisti, ognuno ha difeso le proprie ragioni: “Noi siamo stati sempre coerenti. Questa era la soluzione più giusta (cioè votare, ndr) e noi siamo con Avs. Non capisco perché ci sia stata questa posizione del Pd anche se la rispetto, è una loro decisione”, ha attaccato Conte.
“Il Cda di un servizio pubblico deve essere assolutamente presidiato dalle forze di opposizione che devono avere dei rappresentanti per esercitare funzioni di vigilanza, di controllo – ha aggiunto – è questa la considerazione che abbiamo fatto con Avs. Qui la spaccatura c’è stata da parte del Pd che ha deciso con Renzi”.
Schlein: “Sono altri ad aver cambiato idea”
“Il Pd è rimasto sulla posizione che era di tutte le opposizioni fino a ieri”, ha ribattuto la segretaria dem Schlein, “Quindi al massimo dovete chiedere altri perché hanno cambiato quella posizione”.
“Noi rimaniamo coerenti con l’idea che sia sbagliato rinnovare un Cda che è sostanzialmente già fuori legge, perché il Media Freedom Act europeo è un regolamento già entrato in vigore e abbiamo tempo fino all’8 agosto del 2025 per allinearci. Quella normativa chiede che la Rai sia indipendente dalla politica e dai partiti per cui come io ho detto all’inizio del mio mandato da segretaria – aggiunge – Giorgia Meloni sarà l’ultima premier che procederà alle lottizzazioni della Rai. Ieri la maggioranza ha chiarito che questo cda viene votato per durare tre anni, che vuol dire che, diversamente da quanto le opposizioni tutte fino a ieri hanno sostenuto, si rischia di rimandare al ‘duemila e mai’ la riforma necessaria della governance della Rai”.
La replica immediata del Movimento
Immediata la replica di Conte (che era a due passi): “Il cda non è una poltrona. Sono funzioni di controllo e vigilanza. Chi non vuole occupare le poltrone in Rai – aggiunge – dica ai suoi ‘uscite fuori dalla Rai e abbandonate le poltrone’. La riforma della governance della Rai non si può fare in tempi rapidi – sostiene l’ex premier – E nel frattempo cosa facciamo? Rimaniamo senza cda? Lo lasciamo quindi a Meloni e alle forze di maggioranza, senza esercitare neppure quel minimo controllo per il pluralismo e per le funzioni di vigilanza e di controllo?”.
“Il campo largo non esiste. Ancora”, media Bonelli
Una pezza (dialettica) tenta di metterla l’Avs Angelo Bonelli: “Il campo largo, io lo ripeto sempre, non esiste. Perché se esistesse avremmo una situazione differente. È un lavoro che dobbiamo fare con molta pazienza, ci riusciremo”.
E con molto ottimismo aggiunge: “Abbiamo già molti punti in comune su alcune questioni, sui temi penso al salario minimo, a questa vicenda sull’autonomia differenziata che è molto importante. Le prossime saranno settimane di confronto, intanto abbiamo le elezioni regionali dove siamo uniti, saranno molto importanti. Sulla Rai abbiamo una valutazione diversa, noi pensiamo che avere ottenuto la calendarizzazione del Media Freedom Act sia stato un successo delle opposizioni, che lo hanno chiesto fortemente, adesso lasciare a TeleMeloni anche il controllo totale del Cda è qualcosa che noi riteniamo non saggio”.
Italia Viva attacca M5s, ma dimentica la Riforma Renzi sulla Rai
Già, le elezioni in Liguria. Una tornata nella quale il (non esistente) campo largo pare con 7 punti di vantaggio, ma che lo stesso (non esistente) campo largo potrebbe benissimo riuscire a perdere, in nome di un autolesionismo cronico.
Acuito anche dagli strepiti di Azione e Italia Viva (o di ciò che ne resta). “Noi abbiamo condiviso la linea di Schlein, di non votare sulla Rai, e se anche M5s lo avesse fatto, oggi la maggioranza sarebbe in difficoltà”, commenta Maria Elena Boschi, “Invece i grillini hanno preferito fare accordi con il centrodestra per i posti in cda – chiosa -. Siamo abituati a queste scelte un po’ bizzarre dei grillini, spero però che almeno smettano di dare lezioni agli altri”.
Tuttavia l’ex ministra dimentica che se le opposizioni sono ai ferri corti, la colpa è anche della attuale legge sulla Rai, ovvero la famosa riforma Renzi che ha dato il totale controllo del servizio pubblico al potere esecutivo…
Intanto il centrodestra gongola
E, mentre il (non esistente) campo largo litiga, il centrodestra – che non è certo messo meglio, in quanto a divisioni e lotte interne – gongola. Lo dice chiaro il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti: “Anche sulle nomine del Cda Rai le sinistre non perdono occasione di mostrare la loro inconcludente eterogeneità. Come accaduto anche per il ddl Lavoro, si presentano in Aula con le solite divergenze, mentre il centrodestra guidato da Fratelli d’Italia si dimostra compatto sulle questioni politiche principali. Tra le opposizioni, dalle nomine Rai alla politica estera passando per il referendum sulla cittadinanza, c’è ormai un ‘rompete le righe’ definitivo e un ‘chi s’è visto s’è visto’. Invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia: come ormai ha ammesso anche Bonelli, il campo largo continua a essere un progetto mai nato”. Il gelo ad alcuni piace assai.
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