Narcisse è un nome impegnativo: viene automatico pensare prima al personaggio della mitologia greca, innamorato di se stesso. Se a Narcisse ci aggiungi pure vicino Kapo e lo metti in un campo di calcio viene automatico pensare a uno di quelli che si atteggia a superstar con atteggiamenti altezzosi. Invece Narcisse Olivier Kapo, che oggi compie 44 anni, ha molto poco del personaggio mitologico, è un ragazzo semplice, arrivato in Francia dalla Costa d’Avorio, con papà ex calciatore e mamma campionessa nei 400 metri. Olivier eredita la passione del pallone dal papà e la velocità dalla mamma e da bambino educato scrive lettere a tutte le squadre francesi, dal Monaco, al Bordeaux all’Auxerre, per chiedere un provino.
Gli risponde solo l’Auxerre, che lo invita per una giornata di prova: è forte, ma troppo giovane, per cui viene preso prima per un anno nella sezione studi sportivi per poi arrivare nell’Under 15 nell’anno successivo. Partenza col botto: Olivier diventa campione francese under 15. Qui inevitabilmente si lega alla figura di Guy Roux, che lo alleva fin dalle giovanili portandolo in prima squadra: a 18 anni l’esordio, a 20 anni è già un calciatore importante con 15 presenze e 3 reti. Man mano Olivier scalerà le gerarchie diventando una leggenda nell’Auxerre, e non potrebbe essere altrimenti: nella stagione 2002-2003 contribuisce alla vittoria della Coppa di Francia, nella stessa stagione firma una incredibile vittoria ad Highbury in Champions contro l’Arsenal, segnando dopo 8 minuti. Entra anche nel giro della nazionale francese, con Santini che lo convoca spesso, inserendolo nel gruppo di Euro 2004, ma tagliandolo fuori all’utimo.
Narcisse Olivier Kapo è un centrocampista offensivo: può giocare sia esterno che in mezzo al campo, visto che ha velocità, forza e anche una discreta tecnica. Finisce nel mirino delle big, e alla fine viene preso dalla Juventus in uno dei mercati più sontuosi di sempre, quello che accompagna l’arrivo di Fabio Capello per gestire il post Marcello Lippi. E così con Emerson, Cannavaro e Ibrahimovic arriva anche Kapo, che nelle intenzioni dovrebbe essere il vice di Pavel Nedved.
L’addio all’Auxerre è doloroso, quando Olivier saluta nell’ultima gara c’è addirittura chi si commuove, ma la Serie A e la Juventus in quel momento rappresentano il top. A Torino Olivier si presenta in punta di piedi: ci sono campioni incredibili, lui è giovane e può aspettare, ovviamente mettendosi in mostra come quando in una delle amichevoli precampionato contro l’Alessandria sfodera una delle sue qualità migliori, il suo sinistro, con un gol dalla lunghissima distanza e calciando praticamente da fermo.
In campionato però è diverso: nelle prime quattro partite non viene neppure convocato, la prima panchina arriva contro l’Udinese alla quinta, i primi minuti, una quindicina, contro il Siena alla settima. Capello a quel punto comincia a inserirlo stabilmente, ma sempre nei minuti finali, come quando a Reggio Calabria una Juve prima in classifica si trova contro la truppa terribile di Walter Mazzarri. Gli amaranto passano in vantaggio con Giuseppe Colucci e la Juve pareggia subito con Ibra, poi al 26esimo Marco Zamboni riporta la Reggina avanti. Gli attacchi bianconeri sono vani, anche quando i calabresi finiscono in dieci uomini per l’espulsione di Colucci. Capello manda dentro Kapo, che al 95esimo raccoglie una spizzata di Ruben Olivera, finta mandando a vuoto un avversario e di sinistro mette dentro alle spalle di Soviero il gol di un insperato pareggio, venendo sommerso dai compagni. L’assistente però alza la bandierina e Paparesta annulla. Quella partita resterà nota per il post, con Moggi che racconterà di aver chiuso l’arbitro nello spogliatoio, venendo smentito dallo stesso, il (non) gol di Kapo passerà dunque in secondo piano.
Continua a giocare poco e nell’unica partita in cui viene schierato titolare si fa anche male: la Juve opta allora per il prestito al Monaco, dove gioca un’ottima stagione con 25 presenze e 5 gol, più due in Coppa Uefa, ma quando torna a Torino trova uno scenario diametralmente opposto a quello del suo arrivo: la squadra è in B dopo Calciopoli, lui sarebbe anche disposto a rimanere ma il nuovo mister, Didier Deschamps, lo avverte che non partirà titolare. Kapo allora riparte dal Levante in Spagna, passa per l’Inghilterra con Birmingham e Wigan e poi dopo un passaggio veloce al Celtic torna nel suo Auxerre da veterano, giocando due ottime stagioni prima di chiudere la carriera tra Grecia e Cipro. Appese le scarpette al chiodo ha coronato il suo sogno, lontano dai grandi palcoscenici e dalla gloria: aprire un’accademia calcistica per bambini in Costa d’Avorio.
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