Immediata reazione delle quotazioni petrolifere all’attacco missilistico lanciato dall’Iran contro Israele. A New York un barile di greggio viene scambiato a 71,6 dollari al barile, in rialzo del 5%. Sino a prima degli attacchi il greggio era rimasto sostanzialmente stabile intorno ai 68,6 dollari. Il Brent, greggio di riferimento per i mercati europei, ha brevemente superato i 75 dollari.
Il repentino rialzo ha consentito di recuperare tutto il calo dell’ultima settimana. Dallo scorso agosto il petrolio aveva iniziato una discesa quasi ininterrotta passando da 80 a meno di 70 dollari al barile. Pochi giorni fa era stata anche trovata un’intesa sulla successine alla guida della banca centrale libica, questione che aveva temporaneamente più che dimezzato la produzione e la vendita di greggio della Libia. Ma ora si teme che un allargamento del conflitto in medio Oriente abbia ricadute su produzione e trasporto del petrolio, che per una grossa quota transita ancora via nave dal golfo Persico, su cui si affaccia l’Iran.
Da segnalare anche la chiusura in rialzo per il gas che sul mercato di Amsterdam è tornato in prossimità dei 40 dollari al megawattora. Il rialzo è legato in questo caso all’evoluzione della situazione in Ucraina ma allo stesso modo del petrolio ha ricadute sui costi energetiche e, in prospettiva, sull’inflazione.
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