Ucraina, l’Ue si spacca sulle sanzioni sugli asset russi

[ad_1]

Come avviene ormai da quasi tre anni, non passa giorno senza che Ucraina e Russia si scambino colpi di artiglieria, attacchi con droni e reciproche provocazioni. Il tutto mentre l’Unione Europea, nonostante i proclami altisonanti, continua a dividersi sul supporto a Kiev. Questo è evidente dal fatto che, al momento e in modo davvero inatteso, i Paesi membri dell’UE non sono riusciti a trovare un accordo per estendere le sanzioni sugli asset russi. Un copione ormai ripetitivo, in cui l’esercito di Volodymyr Zelensky, sempre più in difficoltà a mantenere il controllo del fronte orientale, ha cercato di alleggerire la pressione colpendo la base di stoccaggio di carburante e lubrificanti Annanefteprodukt, vicino al villaggio di Anna, nella regione di Voronezh, in Russia.

A darne notizia è RBC-Ucraina, riportando le informazioni diffuse dallo Stato Maggiore delle Forze Armate di Kiev. Nonostante i sistemi di difesa aerea russi nell’area siano entrati in funzione, uno dei serbatoi verticali è stato colpito, provocando un incendio di vaste proporzioni. Un’operazione condotta dal Servizio di sicurezza dell’Ucraina, in collaborazione con altre unità delle Forze di difesa, con cui Kiev prova a rallentare l’avanzata delle truppe di Mosca, colpendo la catena logistica che, secondo molti esperti militari occidentali, rappresenta il vero tallone d’Achille della Russia.

A questo attacco ha risposto l’esercito del Cremlino con il consueto bombardamento massiccio dell’ex repubblica sovietica, colpendo duramente la regione nordorientale ucraina di Sumy, dove sono rimaste ferite almeno otto persone. Le truppe fedeli a Vladimir Putin, dopo la conquista della città strategica di Vuhledar, stanno ora avanzando ulteriormente — e senza incontrare particolare resistenza — nel Donbass.

Ucraina, l’Ue si spacca sull’accordo per estendere le sanzioni sugli asset russi e mette in crisi Zelensky. Sorride Putin che avanza indisturbato nel Donbass

Ma, più che la situazione al fronte, a creare grattacapi a Zelensky è la frattura che si sta consumando all’interno dell’Unione Europea riguardo al modo in cui supportare l’Ucraina. Stando a quanto riporta l’ANSA, citando una fonte europea che ha chiesto di rimanere anonima, “al momento manca il consenso in Consiglio per una proroga temporale del rinnovo delle sanzioni sugli asset della Banca Centrale russa immobilizzati in Europa”. Può sembrare una questione di poco conto, ma non lo è. L’accordo, infatti, è cruciale per far sì che gli Stati Uniti partecipino con una quota da 20 miliardi di dollari al prestito all’Ucraina deciso in ambito G7.

A paralizzare l’accordo è, ancora una volta, l’opposizione dell’Ungheria di Viktor Orbán, forte della sua buona relazione con Putin. Orbán si oppone con fermezza, soprattutto alla luce della richiesta degli Stati Uniti di Joe Biden — preoccupati per una possibile affermazione di Donald Trump alle presidenziali di novembre e decisi a blindare il supporto all’Ucraina — che le sanzioni vengano imposte a intervalli di 36 mesi e non di 6 come accade ora. La reale motivazione di questa istanza americana è stata confermata dalla candidata democratica Kamala Harris, secondo cui “Donald Trump vuole costringere l’Ucraina a cedere territori alla Russia (…) Lasciatemi essere chiara: la democrazia e la libertà sono in gioco non solo qui in America ma in tutto il mondo”.

La pace tra Ucraina e Russia è sempre più lontana

Nel frattempo, al fronte si continua a combattere e la parola “pace” resta un tabù. Secondo il direttore del Servizio federale per la sicurezza russo (FSB), Aleksandr Bortnikov, se la tregua non è ancora arrivata è per colpa degli Stati Uniti e del Regno Unito, che si oppongono a ogni forma di negoziato: “Sono evidenti a tutti le conseguenze catastrofiche della situazione, in cui gli abitanti di un intero Paese sono tenuti in ostaggio dall’Occidente e dal regime di burattini che ha imposto”, con l’aggravante che Zelensky “sa che può rimanere al potere solo se le ostilità continuano”. Una guerra che, giorno dopo giorno, si avvicina a un’escalation, con l’ultimo “incidente” che ha rischiato di far deragliare definitivamente il conflitto.

A denunciarlo è il gruppo di monitoraggio Belarusian Hajun, secondo cui tre droni Shahed, lanciati dall’Ucraina, hanno sorvolato lo spazio aereo bielorusso mentre il presidente Alexander Lukashenko stava viaggiando in elicottero nel Paese, scatenando le furiose proteste di Minsk. In questo contesto, Zelensky ha lanciato una nuova provocazione chiedendo al Tribunale Arbitrale dell’Aia, che sta esaminando un caso di violazione della Convenzione ONU sul Diritto del Mare da parte della Russia, di ordinare a Mosca di smantellare il ponte di Crimea, sostenendo che sia stato costruito illegalmente.

Secondo la rappresentante legale di Kiev, Oksana Zolotareva: “La Russia ha costruito illegalmente questo ponte e ora deve rimuoverlo per garantire il passaggio attraverso lo Stretto di Kerch in conformità con il diritto internazionale. E deve farlo anche in conformità con i suoi altri obblighi Unclos (Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare) per proteggere l’ambiente marino e il patrimonio culturale sottomarino”. Una richiesta che l’entourage dello zar ha già bollato come “farneticante” e che dimostrerebbe l’intenzione di Kiev di continuare a combattere, fomentando l’odio anti-russo.

[ad_2]

Sorgente ↣ :

Views: 1

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*