Altro che rivoluzione, i nuovi capi ultras dell’Inter legati a quelli vecchi

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Cambiare tutto per non cambiare nulla. È la “rivoluzione” promessa dalla curva interista dopo gli arresti (e gli omicidi) che ne hanno azzerato i vertici (tempesta mediatica e giudiziaria”, la definiscono gli ultras). A partire dal triunvirato che da giovedì scorso guida il tifo della ex Curva Nord, Nino Ciccarelli, Gianni Borriello, alias Gianni Fish, e Ivan Luraschi.

A loro sarebbe affidato il compito di “ripulire” il marcio scoperto dalla procura di Milano (creste milionarie sui biglietti, racket, estorsioni, pestaggi, scontri di piazza, infiltrazioni della ‘ndrangheta), dovuto, secondo il comunicato degli ultras nerazzurri, alla loro “leggerezza nel monitorare la gestione organizzativa ed economica della curva”.

Il nuovo “triunvirato” interista formato da vecchie conoscenze della curva

Ma siamo sicuri che, nonostante l’euforia con la quale molti giornali sportivi hanno accolto la novità, il nuovo triunvirato – che ha preso il posto del precedente formato da Andrea Beretta, Marco Ferdico (arrestati) e Antonio Bellocco (assassinato), il quale a sua volta era arrivato al potere dopo l’omicidio del capo Vittorio Boiocchi – sia adatto per fare le grandi pulizie? In realtà più di un dubbio sorge, basta solo la lettura dell’ordinanza che la settimana scorsa ha portato in carcere o ai domiciliari 19 persone, nella quale i nomi di Ciccarelli, Borriello e Luraschi sono ricorrenti.

Il curriculum di Nono Ciccarelli, pregiudicato, fondatore dei Viking 1984

Ciccarelli, per esempio, fondatore del gruppo dei Viking milanesi nell’84, 15 anni di carcere per reati da stadio alle spalle (“e 5 ancora da scontarne”, si è vantato Ciccareli pochi mesi fa in un’intervista), sotto il dominio di Boiocchi faceva parte del cosiddetto “Gruppo Decisionale, vale a dire una sorta di Consiglio d’Amministrazione il cui compito principale, nel rispetto delle gerarchie interne, è quello di tracciare le linee guida della Curva e di organizzarne le attività”, scrive il gip.

Gli scontri con gli ultras del Benfica

Ma il suo nome ricorre spesso nella parte di ordinanza che ricostruisce gli scontri con gli altri tifosi. In particolare quelli del 19 aprile 2024 tra i tifosi interisti e quelli del Benfica. Dopo un primo assalto dei portoghesi al “Baretto 1957 Milano” di Piazzale Moratti degli interisti, scatta la spedizione punitiva. A condurla è Beretta, che sale in auto armato di bastoni e chiavi inglesi, dopo aver radunato un’ottantina di ultras (“belli, belli”, cioè picchiatori).

Insieme a lui c’è proprio Ciccarelli. Durante un “Internazionale FC vs Atalanta”, invece le telecamere installate all’interno del Baretto, “riprendono il Beretta (coadiuvato da altri soggetti fra i quali Ivan Luraschi e Nino Ciccarelli), intento ad introdurre ed occultare nella saletta due sacche di bastoni (definiti “mazze”) ed altro materiale”.

Luraschi, l’ex che addestrava i commando dell’Inter

Luraschi invece è molto attivo nel pianeta Curva Nord fino all’aprile 2020. È uno dei deputati a parlare con i dirigenti dell’Inter, come metterà a verbale nella sua lacunosissima testimonianza il delegato alla sicurezza per lo stadio Meazza dei nerazzurri, Paolo Bordogna. Il nome di Luraschi ricorre nell’ordinanza soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione di un commando di ultras addestrato per combattere per strada.

Durante una riunione tenutasi nel solito Baretto nel dicembre 2019, vengono gettate le basi “per la costituzione di un gruppo di uomini disposti e, soprattutto, capaci di affrontare scontri fisici ogni qual volta ciò si renda necessario. Nella medesima riunione si sono anche tracciate le linee per il reperimento delle “armi” da utilizzare durante i tafferugli ed è stata sottolineata la necessità che chi entrerà in tale manipolo dovrà di conseguenza sottoporsi ad un vero e proprio addestramento”, scrivono gli inquirenti.

I promotori di tale iniziativa sono Andrea Beretta e Ivan Luraschi: “Beretta: poi io vorrei dei tubi di gomma. per quando siamo in casa,  tipo loro (gli hooligans del Barcellona contro i quali si erano scontrati il giorno precedente, ndr) ieri che son venuti con quei manici di piccone… almeno per quando siamo in casa (…) Luraschi: Una volta che sappiamo che possiamo contare su quei 70… bene! La Curva Nord può produrre 70 hooligans! vediamo quando 70 hooligans meneranno poi in strada. perché io non (incomprensibile) chi poi ti dice sì e viene là, poi quando c’è da esserci c’è. E’ l’ultimo step quello. Senza spaventarli che andiamo in guerra o moriamo. Andiamo in battaglia! La logica nostra è che mettiamo in campo una squadra che parte insieme, si muove insieme. La logica nostra è costruire una curva compatta che andiamo insieme, le prendiamo e le diamo insieme e torniamo indietro insieme”.

Un piano che entra subito nel vivo durante la partita con l’Atalanta del weekend successivo. Così come “sono già stati organizzati degli “allenamenti” in cui vengono effettuate delle vere e proprie selezioni per individuare chi, tra gli ultras, farà parte del costituendo “commando”. Gli organizzatori principali di questi allenamenti sono, manco a dirlo, Beretta e Luraschi”, si legge nell’ordinanza.

Sapeva anche dell’evasione fiscale

Ma Luraschi non è solo violenza. È anche affari. È lui, per esempio, che – intercettato – spiega il ruolo della onlus We Are Milano nell’evasione fiscale organizzata dagli ultras interisti per occultare i guadagni illeciti e poter avere rapporti economici “legali” con l’Inter. “Calcola che magari faremo comunque figurare l’evento (incomprensibile) scopo benefico poi i soldi li tiro fuori io non è un problema, però  faccio rientrare la pezza nel … in un evento per l’associazione che rientra nella logica di promozione della cultura popolare legata”, spiega all’ultras dell’hockey Riccardo Tronnolone, col quale vuole organizzare una finta festa di beneficienza.

Borriello immischiato nel bagarinaggio

Infine, Borriello rientra nelle ricostruzioni dei magistrati nella parte inerente il bagarinaggio, che fruttava ai vertici della curva “ingenti profitti illeciti”. Per calcolare quale fosse il giro d’affari, gli inquirenti hanno preso come punto di riferimento quanto accadde prima della finale di Champion League di Istanbul del 2023.

“Ferdico, di concerto con Beretta e Bellocco, hanno inizialmente deciso di assegnare un numero di 350 ticket a testa rispettivamente a Intagliata Francesco, a Bosetti Renato, a Nepi Mauro, a Norrito Matteo e a Gatto Adolfo”, scrivono i magistrati, “e ciò ad un prezzo di 600 euro cadauno, per poi essere rivenduti, da ogni singolo componente, aggiungendo un ulteriore ricarico di almeno 200 euro a biglietto”. Ma la divisione dei biglietti non piace a Intagliata, che chiede al triunvirato decaduto “un maggior numero di ticket da rivendere ad un prezzo maggiorato”.

A fronte delle insistenze di Intagliata, “Ferdico aveva rivelato il quantum dell’ingente illecito guadagno da dividere con i soci (Beretta e Bellocco), ed aveva promesso a Intagliata di concedergli, a fine annata calcistica, “un gettone” di circa 40-50 mila euro che, sommati al ricavo derivante dalla vendita dei biglietti, si sarebbe attestato a circa 120.000 euro complessivi, elencando, altresì, gli altri destinatari del benefit, tra i quali: Bosetti, Gato, Ceccarelli Nino e Borriello Gianni, detto “Gianni Fish””.

Cioè proprio a quelli che la curva degli ultras ha scelto per debellare il bagarinaggio…

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