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L’Italia ha continuato a esportare forniture militari a Israele anche dopo il 7 ottobre 2023. A smentire definitivamente ogni dichiarazione e rassicurazione del ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, e del titolare della Difesa, Guido Crosetto, l’inchiesta “Le forniture di Leonardo a Israele dopo il 7 ottobre. Smentito il governo”, pubblicata sull’ultimo numero di Altraeconomia.
Dall’Italia pezzi e ricambi per i velivoli M-346 di Israele
Secondo il mensile, infatti, Leonardo ha fornito “assistenza tecnica da remoto, senza presenza di personale nel Paese, riparazione materiali e fornitura ricambi” per la flotta di velivoli addestratori M-346 prodotti da Alenia Aermacchi – controllata dalla ex Finmeccanica – e consegnati in precedenza a Tel Aviv tra il 2014 e 2015.
Da Leonardo forniture per 7 milioni di euro
“Lo ha confermato la stessa Leonardo ad Altreconomia: l’Italia ha perciò ufficialmente continuato a esportare “materiale d’armamento” a Israele anche dopo l’avvio dell’offensiva militare sulla Striscia di Gaza. “E sappiamo anche per quanto”, si legge nell’inchiesta, “per l’anno 2024 – ci ha risposto Leonardo – è previsto un valore complessivo di circa sette milioni di euro per le attività di supporto logistico per la flotta di velivoli da addestramento M-346”.
Bisogna precisare che i velivoli M-346 non sono utilizzati direttamente in azioni di guerra, essendo aerei di addestramento. Tuttavia sono mezzi utilizzati “come “palestra” dai piloti della Israeli Air Force per poi condurre altri caccia in teatri di guerra”, sottolinea Altraeconomia.
Smentiti i ministri Tajani e Crosetto
Un’inchiesta che smentisce platealmente quanto affermato da Tajani a gennaio 2024: “da quando sono iniziate le ostilità abbiamo sospeso tutti gli invii di sistemi d’arma o materiale d’armamento di qualsiasi tipo. È tutto bloccato”. Pochi mesi prima, invece, era stato il collega Crosetto a postare su X che dopo il 7 ottobre le “vendite” erano state “sospese”.
Le acrobazie verbali di Tajani: “Una radio non è un missile”…
In realtà, Tajani a giugno scorso aveva fatto una prima, parziale, marcia indietro rispetto alle sue stesse affermazioni. Dal “tutto bloccato” di gennaio aveva infatti ammesso che alcune forniture militari dall’Italia erano finite in Israele dopo il 7 ottobre “ma solo ‘dopo accurato controllo’”, ricostruisce il giornale, “Sarebbero state ‘inviate parti di radio’, verificate ‘pezzo per pezzo’, ‘autorizzate prima – le parole esatte del ministro -. Che ha aggiunto poi che ‘bisogna capire che cosa sono cose militari e che cosa sono armi’, perché del resto ‘una radio non è un missile, né una bomba’”.
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