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La norma approvata anche dal Senato estende la perseguibilità del reato ai cittadini italiani che ricorrono alla maternità surrogata all’estero
È arrivato il via libera definitivo al disegno di legge che prevede il reato universale di maternità surrogata. Il ddl era stato approvato dalla Camera nel luglio del 2023.
Il provvedimento – presentato da Carolina Varchi, deputata di Fratelli d’Italia, e fortemente voluto dalla premier Giorgia Meloni – modifica la legge 40 del 2004 ed estende la perseguibilità del reato anche ai cittadini italiani che ricorrono alla surrogazione di maternità all’estero.
Il senso della norma, secondo la maggioranza
“Nel caso dell’utero in affitto la donna non presta un organo, ma partorisce un figlio. La donna viene ridotta così a incubatrice, interrompendo il rapporto tra madre e figlio” ha detto in Aula, durante la discussione sul ddl, il senatore di Fratelli d’Italia Gianni Berrino.
Precisa il senso della locuzione reato universale, il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin: “Con il disegno di legge in esame ci si limita a punire un cittadino italiano che all’estero ricorre alla maternità surrogata, fattispecie già vietata nel nostro Paese. Non verrebbero quindi perseguiti, a differenza di quanto è stato detto, Elon Musk o Elton John se per caso venissero a trovarsi nel nostro Paese”.
Secondo Zanettin, non ha neppure senso invocare il principio della doppia incriminazione, secondo cui il reato dovrebbe essere previsto come tale anche nello Stato estero dove viene commesso.
“Nel nostro ordinamento sono già previsti come reati comportamenti considerati leciti all’estero. Basti pensare alla violenza sessuale ai danni di un minorenne. In Italia l’età del consenso è fissata a 14 anni, ma varia da paese a paese”, ha dichiato Zanettin, “qualora, quindi, nel cellulare di un nostro concittadino fosse reperito un video di un rapporto sessuale avvenuto con un minore di 14 anni in uno dei paesi dove ciò è consentito, questo nostro concittadino sarebbe comunque perseguibile in Italia e non potrebbe invocare a sua difesa l’assenza di doppia incriminazione”.
Quali sono le pene previste dalla legge sulla Gpa
La legge prevede la reclusione da tre mesi a due anni e una multa da 600mila a un milione di euro per “chiunque realizzi, organizzi o pubblicizzi la commercializzazione di gameti, embrioni o la surrogazione di maternità”.
La nuova normativa allarga il campo delle persone perseguibili e punisce chi ha un figlio con la Gpa (gestazione per altri) anche se va all’estero. In pratica, si tratta di un reato per cui si viene puniti ovunque l’azione sia stata compiuta nel mondo.
La Lega aveva proposto un emendamento per innalzare le pene sino a 10 anni di carcere e 2 milioni di multa. La proposta è stata però respinta con il parere contrario dell’esecutivo e delle altre forze politiche.
La norma contro la Gpa si propone di scoraggiare il ricorso alla pratica nei Paesi dove la maternità surrogata è legale.
I punti oscuri della normativa
L’attuazione della legge presenta non pochi punti oscuri, in relazione ad esempio alla raccolta degli elementi di prova, necessari per la condanna e per comminare la pena.
Il passaggio dovrebbe poggiare sulla collaborazione dello Stato in cui la pratica della maternità surrogata è lecita. Da prendere in considerazione anche il principio della non retroattività di una legge penale che sia sfavorevole al reo, con la possibile commissione di reati di falso per evitare denunce al momento dell’iscrizione anagrafica dei figli nati da gpa.
Tra le questioni non chiaramente normate figura poi quella della trascrizione o registrazione degli atti di nascita all’estero.
Le reazioni dell’opposizione e dell’Associazione Coscioni
“Una norma viziata dall’irragionevolezza e totalmente disallineata rispetto alle pronunce della Corte Costituzionale, della Corte Europea dei diritti dell’uomo e della Corte di Cassazione sezioni unite civili – ha commentato in aula a Palazzo Madama la vice presidente del Senato, Anna Rossomando (Partito democratico) – I reati che hanno un carattere di universalità sono in via eccezionale previsti dal nostro ordinamento, perché, quanto a gravità, percezione e configurazione, sono in maniera indiscutibile percepiti come tali a livello internazionale: crimini di guerra, pirateria, tortura, genocidio”.
“Una volgare speculazione per realizzare uno spot di pura propaganda sulla pelle delle bambine e dei bambini” ha dichiarato Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5s al Senato.
“Una legge ingiusta e discriminatoria, giuridicamente inapplicabile in quanto ignora il principio della doppia incriminazione, che è alla base del diritto penale”, aveva commentato prima del voto al Senato Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni.
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