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Le proteste della comunità internazionale per gli attacchi alle basi Onu della missione Unifil in Libano sembrano non sortire effetto. Dopo giorni di relativa calma e rassicurazioni grottesche da parte del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, le Nazioni Unite hanno affermato che “i caschi blu della postazione nei pressi di Kafer Kela hanno osservato un tank dell’esercito israeliano (IDF), modello Merkava, che sparava alla loro torretta di controllo. Due telecamere sono state distrutte e la torretta è stata danneggiata”.
Come riporta il comunicato pubblicato dal comando della missione dell’Onu: “Ancora una volta abbiamo visto aprire il fuoco in modo diretto e apparentemente deliberato contro una postazione dell’Unifil”. Sembra incredibile, ma solo poche ore prima, in un’intervista a Le Figaro, Netanyahu, rammaricandosi perché la risoluzione 1701 è rimasta inapplicata dal lontano 2006, aveva spiegato: “Non abbiamo assolutamente nulla contro l’Unifil”, ma “è vero che Hezbollah si nasconde spesso dietro postazioni Unifil per lanciare missili contro di noi”.
Dichiarazioni apparentemente concilianti a cui poco dopo, sempre nella stessa intervista, facevano seguito parole dure che sembravano sfidare l’Onu: Hezbollah “ha scavato centinaia di tunnel e nascondigli, dove abbiamo appena trovato una quantità di armamenti russi di ultima generazione. In quasi vent’anni, quanti missili di Hezbollah ha fermato l’Unifil? Zero!”. A questo punto, Bibi diventa un fiume in piena e, parlando delle tensioni con il presidente Emmanuel Macron, che ha chiesto agli alleati di fermare l’invio di armi a Tel Aviv, tuona: “La Francia dovrebbe restare al nostro fianco”, aggiungendo che l’appello del leader dell’Eliseo è “vergognoso”.
Netanyahu smentisce attriti con l’Onu ma accusa: “In 20 anni non avete intercettato nemmeno un missile di Hezbollah”. E intanto l’Idf colpisce un’altra base Unifil
Davanti a dichiarazioni simili, difficilmente Netanyahu si preoccuperà per la condanna “di tutti gli attacchi contro le missioni delle Nazioni Unite” e delle “preoccupazioni particolarmente gravi riguardo ai recenti attacchi contro l’Unifil” contenuta nel testo finale del summit UE-Golfo. Testo in cui si legge anche che i Paesi delle due aree sono “estremamente preoccupati per la pericolosa escalation in Libano” e chiedono “un cessate il fuoco immediato”. Del resto, le condanne a Israele sembrano poco più che un esercizio di stile, visto che alla fine della fiera nulla cambia.
Lo ha fatto capire il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che, pur lamentandosi per gli attacchi all’Unifil, ha ribadito che “dobbiamo continuare a sostenere Israele con armi ed equipaggiamenti”, in quanto lo Stato ebraico “ha tutto il diritto di difendersi da Hamas e di combatterlo militarmente”. L’unica richiesta del leader tedesco è che Tel Aviv consenta il transito degli “aiuti umanitari a Gaza”. Insomma, una posizione a dir poco “morbida” che è stata subito sfruttata dal ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, che ha risposto: “Ci aspettiamo che la Germania fornisca le armi di cui Israele ha bisogno. La Germania ha una responsabilità speciale per la sicurezza di Israele, e ora è il momento per farlo”.
Netanyahu apre un altro fronte in Siria e si prepara a colpire l’Iran
Così, mentre l’Occidente latita, Israele continua a martellare la Striscia di Gaza – dove è stata confermata dalla polizia di Tel Aviv la morte del leader di Hamas, Yahya Sinwar -, il Libano, l’Iraq e pure la Siria. Proprio a Damasco, dopo che un attacco di Tel Aviv ha colpito la città costiera siriana di Latakia, cresce il timore di un’escalation, al punto che il presidente siriano Bashar al-Assad, in accordo con Vladimir Putin, sta ponendo restrizioni a Hezbollah e alle altre milizie filo-iraniane attive nel Paese per impedire che lancino missili e droni contro Israele, così da evitare che anche la Siria venga trascinata nel conflitto.
Ma quello siriano non è l’unico fronte caldo, perché Israele, ormai da due settimane, continua a ripetere che la rappresaglia contro l’Iran ci sarà “da un momento all’altro”. Parole a cui ha risposto il capo della Guardia Rivoluzionaria iraniana, il generale Hossein Salami, minacciando Israele di lanciare altri missili se lo Stato ebraico colpirà l’Iran: “Non ripetete il vostro errore. Se vi comporterete male, se colpirete qualcosa di nostro nella regione o in Iran, vi colpiremo di nuovo dolorosamente”. Insomma, in Medio Oriente la situazione si fa sempre più calda e niente e nessuno sembrano capaci di far ragionare Netanyahu.
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