Applicata la sentenza Ue, naufraga il progetto Albania

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È andata esattamente come previsto. Un fallimento annunciato, quello dei centri per i rimpatri in Albania costati quasi un miliardo. I giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma non hanno infatti convalidato il trattenimento dei migranti all’interno del centro italiano di Gjader in Albania. I 12 migranti ancora in Albania, quindi, dovranno tornare in Italia, dopo i quattro che già erano stati rispediti nel nostro Paese.

A neanche una settimana dalla sua inaugurazione, quindi, il centro resterà vuoto. La mancata convalida riporterà i 12 migranti a Bari, dove probabilmente verranno poi trasferiti in un centro per richiedenti asilo, pur essendo state già respinte dalle commissioni territoriali le richieste di asilo. Ora i migranti avranno 14 giorni per presentare ricorso contro la bocciatura della richiesta di asilo e potranno farlo una volta rientrati in Italia a bordo di un mezzo della Guardia costiera.

L’ordinanza che applica la sentenza Ue e fa naufragare il progetto Albania

La mancata convalida del trattenimento era annunciata. Le 12 persone in questione, soccorse il 13 ottobre, vengono da Egitto e Bangladesh ed erano stati trasferiti sulla nave Libra della Marina militare fino al porto di Shengjin e poi nel centro di detenzione di Gjader. Una decisione attesa, come detto, perché deriva da una recente sentenza della Corte di giustizia europea secondo la quale un Paese si può considerare sicuro per il rimpatrio solo se lo è in ogni sua parte e per ogni persona.

E non è il caso di Egitto e Bangladesh. Secondo questa decisione della Corte Ue, possono essere rimpatriati senza inconvenienti solo cittadini di Capo Verde, Serbia, Montenegro, Macedonia del Nord, Kosovo, Bosnia e proprio dell’Albania. Eventualità tutto sommato rare.

Luciana Sangiovanni, presidente della sezione del tribunale, ha spiegato che la mancata convalida dipende dall’applicazione “dei principi, vincolanti per i giudici nazionali e per la stessa amministrazione, enunciati dalla recente pronuncia della Corte europea”. Insomma, i Paesi da cui provengono i migranti non sono sicuri e quindi è possibile il trasferimento dei migranti che “hanno dritto a essere condotti in Italia”.

Anche perché secondo l’accordo tra Italia e Albania i migranti detenuti nei centri non possono essere lasciati liberi sul territorio albanese. E così un’operazione dal costo altissimo è già un flop: su 85 migranti salvati, solo 16 sono stati trasferiti in Albania. Quattro (due perché minori e due per le condizioni di vulnerabilità) sono stati rispediti in Italia e ora anche gli altri 12 tornano indietro.

Flop annunciato

Per il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, siamo di fronte al “gioco dell’oca” sulla pelle dei migranti, mentre Carlo Calenda (Azione) parla di “costosissima presa in giro”. Per la segretaria del Pd, Elly Schlein, “si potrebbe profilare un danno erariale”, mentre il leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, sostiene che i ministri “dovrebbero di tasca loro rimborsare lo Stato per i soldi pubblici sprecati per l’inutile deportazione di 16 persone in Albania”. Lo stesso Fratoianni, parlando di “figuraccia” del governo, chiede le dimissioni del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.

L’hotspot costruito in Albania viene definito “un flop totale” dal vicecapodelegazione dei 5 Stelle all’Europarlamento, Gaetano Pedullà, che parla di una “figuraccia planetaria della Meloni: con la propaganda non si risolvono i problemi”. All’attacco della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, va anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi: “Per avere tre like sui social, butta via un miliardo di euro per trasportare avanti e indietro con l’Albania qualche decina di migranti”.

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