Casa di Montecarlo: attesa per la sentenza

Gianfranco Fini presente in aula, per lui chiesti 8 anni

La vicenda riguarda compravendita di un appartamento nel principato di Monaco, lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale

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Eurodentiere

L’editoriale di Marco Travaglio

Eurodentiere

La colonna sonora della nuova Europa che uscirà dalle elezioni di giugno è uno sferragliare di cateteri, dentiere, pappagalli, girelli, carrozzelle, fleboclisi, cinti erniari. A guidare il futuro dell’Ue si candida il suo peggiore passato: un cronicario di revenant e vecchie glorie che non ne hanno mai azzeccata una facendo carriera sui propri fallimenti e ora minacciano di concedere il bis. Si spacciano per nuovi (o addirittura si credono tali), annunciano “cambiamenti radicali”, parlano come nerd ventenni alla prima start-up mentre facevano danni già ai tempi di Andreotti, o han passato la vita a tentare di imitarlo. Gli elettori non hanno ancora votato, nessuno sa quale maggioranza sbucherà dalle urne, ma le newsletter di Villa Arzilla che chiamiamo massmedia stanno già decidendo chi presiederà la Commissione, chi ne farà parte e con che programma. Tra i favoriti c’è quella catastrofe ambulante di Ursula von der Leyen, insidiata però dal suo omologo (nel ramo disastri) italiano: Mario Draghi. Uno che è riuscito a governare l’Italia 18 mesi senza far nulla, a parte la schiforma Cartabia, il bellicismo beota che ha condannato a morte l’Ucraina e la trionfale autocandidatura al Quirinale (5 voti su 983), per poi darsela a gambe un attimo prima che gl’italiani lo sgamassero, ma in tempo per far vincere l’unico partito che si opponeva al suo governo.

 

La Commissione Ue morente gli ha affidato un report sulla competitività dell’economia europea, che è proprio il suo forte: il 31.5.2022 il grande economista aveva previsto che “il massimo impatto delle sanzioni alla Russia sarà in estate”, ma non aveva specificato in quale anno e su quale Paese. Infatti il Pil russo, in attesa dell’estate del default, nel 2023 è cresciuto sei volte quello europeo. L’altroieri ha anticipato le sue idee rivoluzionarie, cioè il solito vecchiume (leggete Fabrizio Barca sul Fatto di oggi), mandando in orgasmo i giornaloni italiani (i siti che contano, tipo PoliticoBloomberg e Financial Times, non hanno scritto una riga). Un altro che ci capisce è Enrico Letta che, avendo fallito tutto il fallibile in Italia e avendo previsto “la Russia in default entro qualche giorno” 771 giorni fa (9.3.’22), è stato incaricato dall’Ue di scrivere dei pensierini sul Mercato Unico. Più flop fanno in patria, più chance hanno in Ue. Sembra di vivere ne L’audace colpo dei soliti ignoti, sequel del capolavoro di Monicelli, con la banda del buco che torna a colpire con gli stessi catastrofici risultati. Vogliono convincerci che il nostro voto non conta nulla e l’8-9 giugno è meglio andare al mare. Motivo in più per votare, ma solo per chi giurerà di non avallare mai più il riarmo a spese del sociale e del green. Cioè di stare alla larga dalle Ursule, dai Draghi e da tutto il gerontocomio.

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La povertà assoluta in costante aumento

Era scesa solo con il Reddito di cittadinanza

La povertà assoluta è in costante aumento: con il Reddito di cittadinanza era scesa, ma i nuovi strumenti escludono la metà dei richiedenti.

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Sapienza di Roma: studenti incatenati e in sciopero della fame

Sapienza di Roma, studenti incatenati e in sciopero della fame dopo gli scontri di ieri: Noi per la pace e contro il genocidio a Gaza

Si sono incatenati e sono in sciopero della fame da oggi mercoledì 17 aprile le ragazze e i ragazzi dei collettivi che da tre giorni sono in presidio con le tende all’interno dell’Università La Sapienza. Tra loro Francesca Lini, studentessa di Mediazione linguistica, e Lorenzo Cusmai, che studia Filosofia. “Il nostro Paese non è ancora […]

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Travaglio a La7:

Meloni dismetta la sua querela a Canfora, un premier durante il suo mandato non può avere cause legali con privati cittadini

“Io ho sempre apprezzato i presidenti del Consiglio che, pur avendo fatto querele prima del loro incarico, una volta assurti a Palazzo Chigi, si sono liberati di queste vicende private. Non credo quindi che sia opportuno che Giorgia Meloni vada avanti in giudizio, soprattutto in considerazione del fatto che il professor Canfora è universalmente noto […]

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Uno smemorato Nato

L’editoriale di Marco Travaglio

Uno smemorato Nato

Dopo giorni di tregenda e notti insonni per la dipartita di Amadeus dalla Rai, stavamo quasi per perderci le clamorose rivelazioni di Sergio Mattarella nel 75° compleanno della Nato. Che “non ha mai tradito l’impegno di garanzia per i 32 Paesi che ne fanno parte: uniti nella difesa della libertà e della democrazia”. Possono ben testimoniarlo i giornalisti e gli oppositori arrestati, i manifestanti repressi e i curdi bombardati nella Turchia dell’alleato Erdogan. Il Presidente, in vena di scoop, ha aggiunto che la Nato “non è mai venuta meno” alla “funzione deterrente di garanzia della pace in Europa” e a “regole e principi che trovano ancoraggio nella Carta dell’Onu” per “il diritto di tutti gli Stati all’autodifesa”, “a dispetto della retorica bellicista russa tesa ad attribuirle inesistenti logiche aggressive ed espansionistiche”. Certo, come no: la Nato è un’alleanza difensiva che attacca solo chi aggredisce un suo membro. Infatti nel 1999, senz’alcun mandato Onu, attaccò la Serbia di Milosevic che non aveva attaccato nessun membro Nato: oltre 2 mila morti, quasi tutti civili. Nel 2001, senza mandati specifici dell’Onu, invase l’Afghanistan dei talebani, che non avevano attaccato nessun membro Nato: oltre 200 mila morti, più 80 mila in Pakistan. Nel 2003, sempre senza avallo preventivo dell’Onu, Usa, Uk, Italia e Spagna invasero l’Iraq di Saddam Hussein, che non aveva attaccato nessun membro Nato: dagli 800 mila al milione di morti. Nel 2011, aggirando ancora l’Onu, la Nato bombardò la Libia di Gheddafi, che non aveva attaccato nessun membro Nato, ma fu messo in fuga dalle bombe e brutalmente trucidato.

 

Milosevic, Saddam e Gheddafi erano i migliori alleati della Russia in Europa, Golfo Persico e Nordafrica: infatti quei bellicisti dei russi si fecero l’idea che la Nato fosse un’alleanza offensiva contro di loro, che avevano sciolto il Patto di Varsavia nel 1991. Nel 1990 la Nato aveva pure promesso a Gorbaciov di non allargarsi di un palmo oltre il confine tedesco dopo la riunificazione delle Germanie. Poi purtroppo passò da 16 a 32 membri e nel 2008 annunciò l’ingresso di altri due vicini di casa della Russia: Ucraina e Georgia. Forse, mentre tutto ciò accadeva, Mattarella risiedeva su un altro pianeta o si occupava di giardinaggio? Macché: dal 1983 al 2008 fu deputato, poi giudice costituzionale e infine, dal 2015, capo dello Stato. Nel 1999, quando l’Italia partecipò ai 78 giorni di bombardamenti su Belgrado e il Kosovo, con 1.200-2.500 morti (quasi tutti civili) e fiumane di profughi, e chiamò la prima guerra in Europa dal 1945 “ingerenza umanitaria”, un certo Sergio Mattarella era vicepremier e subito dopo divenne ministro della Difesa. Ma magari era un omonimo.

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